LETTERE A TITO: NON HA IL TITOLO UFFICIALE, MA BADOLATO È UNA CITTÀ D’ARTE
In Italia (pur così tanto ricca dal Brennero a Siracusa, da Trieste a Lampedusa sembra che non ci sia ancora una Istituzione statale che regolamenti tanta ricchezza
di Domenico LANCIANO (www.costajonicaweb.it)
BADOLATO (CZ) – 4 APRILE 2023 – Caro Tito, in questa Settimana Santa, i turisti che onoreranno Badolato della loro visita e della loro attenzione troveranno una “città d’arte” che si sta avviando piano piano a mettersi in bella mostra, spinta pure dal recente titolo di uno dei più borghi più belli d’Italia. Manca ancora un accurato censimento delle opere d’arte, delle tradizioni popolari e un itinerario adatto a godere di tutto ciò che di più bello può mostrare e vantare questo borgo la cui fondazione (forse erroneamente) viene fatta risalite al 1080, dal momento che la Storia lo darebbe ad una data molto precedente.
Ma va bene così, il borgo-presepe (natalizio e pasquale) è comunque già di per sé stesso una meraviglia (indipendentemente dalle approssimative datazioni storiche) … bisogna soltanto organizzarsi ancora un po’ di più (meglio se con l’aiuto della Regione, di altri enti territoriali e di sponsor che amino il borgo, la cultura e l’economica che ne dovrebbero provenire, come in tutte le città d’arte).
1 – BADOLATO CITTA’ D’ARTE (dal 1975)
Badolato è ritenuto da tutti una città d’arte, ma di ufficiale e di istituzionale non ha tale titolo.
Come si fa per avere tale titolo o riconoscimento?…
In Italia (pur così tanto ricca di città d’arte dal Brennero a Siracusa, da Trieste a Lampedusa) sembra che non ci sia ancora una Istituzione statale che regolamenti tanta ricchezza.
Esistono delle Associazioni (private) che radunano varie tipologie di città d’arte ma non c’è un “disciplinare” statale (unico per tutti) che regolarizzi l’essere “città d’arte”.
Talune Regioni distribuiscono patenti di “città d’arte” con una semplice delibera. Una di queste pare sia la Calabria (come è avvenuto per il borgo di Maida, in provincia di Catanzaro, che nel cartello “MAIDA CITTA’ D’ARTE” evidenzia “delibera regionale n. 546/2001”).
Nell’aprile 1975 (quando avevo 25 anni ed ero ancora studente universitario alle prese con una tesi di laurea proprio su Badolato) ho partecipato in Umbria alla annuale Settimana di Studi Medievali di Spoleto (Perugia) e lì ho maturato la convinzione che Badolato Superiore (ancora non aveva l’appellativo di “borgo” datogli dalla stampa italiana ed estera nel biennio 1986-88 con la vicenda del “paese in vendita”) avrebbe potuto benissimo essere denominata “città d’arte” come parecchi altri borghi e città italiane (specie di Umbria e Toscana).
Nel novembre 1981, quando ho avuto informalmente il primo incarico di bibliotecario comunale, ho chiamato l’Archeoclub d’Italia (con sede in Roma, allora in Via dei Banchi Vecchi) a darmi una mano per fare dichiarare Badolato città d’arte. Nel maggio 1982 fecero un sopralluogo il dottore Francesco Berni, allora Segretario generale di quella prestigiosa associazione nazionale, e un suo esperto in Storia dell’Arte e Archeologia.
Ne restarono enormemente affascinati, quando (giunti alla fontana di Zangàrsa), dopo l’ampia curva, videro apparire, come per magìa, improvvisamente, il borgo super-illuminato da uno splendido sole quasi estivo.
E’ stato un susseguirsi di esclamazioni di stupore e bellezza. Ma anche di grande curiosità che si trasformò in immenso godimento spirituale. Nella mia vita ho visto tanti entusiasmi al cospetto del borgo badolatese, ma quella dell’Archeoclub d’Italia mi rimane davvero indelebile e proverbiale!… Da colpo di fulmine o da folle e immediato innamoramento.
Durante tutta la giornata ho fatto Loro vedere ed ammirare quanta più arte possibile (purtroppo talune chiese erano chiuse). Ed è bastato, comunque, quanto visto per decidere che avrebbero voluto e potuto fare un “campo di lavoro” con i loro volontari ed esperti nel mese di agosto 1982. Avevamo, dunque, due mesi per prepararci … Purtroppo non era pronta l’Amministrazione comunale (che avrebbe dovuto contribuire logisticamente al soggiorno degli esperti d’arte per avviare un censimento ed una valutazione individuale e complessiva).
C’era l’edificio scolastico semivuoto (quello davanti alla chiesa di San Domenico) dove alloggiare circa trenta archeo-artisti, però andavano fatti alcuni accomodamenti che l’allora assessore al Turismo, pur volendo, non riusciva a concretizzare. Così non si fece nulla e la dichiarazione di “Badolato Città d’Arte” fu rimandata a data da destinarsi.
Le note vicende della precarietà del mio incarico comunale e, poi, il definitivo mio esilio, relegarono nel dimenticatoio sociale questa possibilità che tanto avrebbe dato in termini di immagine e di turismo a Badolato già da allora, 1982. Come avviene per tutte le “città d’arte” grandi e piccole. Non si può quantizzare quanto abbia perso Badolato con il mio esilio!
2 – LA CARTOLINA E IL LIBRO SULLA CHIESA DELL’IMMACOLATA
Tuttavia far dichiarare “Città d’arte” il borgo di Badolato è sempre stato uno dei miei tanti crucci. Dopo il sopralluogo dell’Archeoclub d’Italia del maggio 1982; dopo che io avevo fatto stampare (in migliaia di copie) due cartoline sull’archeologia badolatese (anche subacquea) nel giugno 1982; dopo che a luglio 1982 avevo realizzato i due opuscoli (Comune e Pro Loco) “Badolato 4 dimensioni”… la Congrega dell’Immacolata volle fare una cartolina sulla sua bellissima chiesa.
Me ne affidò il progetto e l’esecuzione. Fu per me un’occasione per scriverci sopra “Badolato paese d’arte”.
La cartolina venne davvero bene.
Ma tale progetto dei Badolato città d’arte non ebbe sèguito perché intervenne il mio primo esilio nel settembre 1982, nonostante avessi ottenuto dall’allora assessore Antonio Carioti la possibilità di realizzare un primo censimento fotografico (in bianco e nero) delle principali emergenze architettoniche, con la collaborazione del maestro fotografo Vittorio Conidi.
Era una prima base documentaria per poter dimostrare che Badolato era un “borgo d’arte”.
Poi bisognava effettuare tanti altri censimenti sulle caratteristiche presenti, anche di origine antropologico come le tradizioni popolari, la produzione artistica, tra cui quella letteraria.
Purtroppo in questi ultimi mesi, pur chiedendo in giro, non sono riuscito a trovare almeno una copia di questa cartolina sulla Chiesa dell’Immacolata (avendo le mie copie d’archivio ancora chiuse in qualche mio baùle e quindi non disponibili all’uso come per tanti altri documenti … pure ciò è triste conseguenza del mio esilio). Nonostante questo esilio, con il prof. Antonio Gesualdo (storico di Badolato) ho cercato di proseguire sempre e comunque il discorso di “Badolato città d’arte”.
Nel 1993 la Congrega dell’Immacolata gli affidò l’incarico di realizzare un volumetto sulla chiesa. Ne venne fuori un piccolo libro d’arte, un gioiello editoriale, ben stampato dalla Tipografia Jason di Reggio Calabria (dove lavorava un badolatese), con il titolo “La real chiesa dell’Immacolata Concezione di Badolato” (vedi: https://www.letsteacheurope-erasmus.site/the-immacolata-church-of-badolato-calabria-italy/).
3 – IL MANCATO CENSIMENTO DELLE CASE
Come è noto, martedì 07 ottobre 1986 (da noi Festa della Vittoria a ricordo della battaglia di Lepanto 1571) il quotidiano IL TEMPO di Roma ha pubblicato quel mio articolo “Badolato paese in vendita in Calabria” che diede inizio ad una vicenda la quale (benché imitata in Italia e all’estero) avrebbe potuto essere più fortunata di quanto lo sia stata se quell’amministrazione comunista avesse agito correttamente per il bene del borgo e addirittura per la visibilità e l’economia pure dell’interzona (come poi è stato dimostrato).
Si trattava, prima di tutto, di effettuare un accurato censimento delle case disponibili alla vendita e – insistevo io – in contemporanea facendo un censimento artistico presente in Badolato pure per dimostrare ai tanti acquirenti la preziosità del nostro paese. Nulla si volle fare di tutto ciò. E ancora adesso ci troviamo con questo forte ritardo sociale (uno dei tanti, d’altra parte).
4 – IL MANCATO CENSIMENTO DEI PORTALI
Durante il mio secondo incarico di bibliotecario comunale (01 giugno 1986 – 31 maggio 1987) ho provato a proporre all’Amministrazione municipale di realizzare (oltre al censimento delle case) IL CENSIMENTO DEI PORTALI in pietra.
Tale censimento era ed è tuttora importante per capire tantissime cose, non ultima la loro manifattura artistica, generalmente realizzata da maestranze provenienti da Serra San Bruno. Alcuni di questi scalpellini si stabilirono a Badolato, per il tanto lavoro che c’è sempre stato. E questa era pure una bella Storia da scrivere. Con i portali si sarebbe potuto fare pure un discorso sulle porte in legno, fatte dai mastri falegnami badolatesi, ma anche sulla varietà dei “battocchi” forgiati dai mastri fabbri locali. E’ sempre tempo per realizzare un simile censimento, destinato a rivelare cose inimmaginabili e ad aumentare l’offerta turistica-culturale.
Tenevo tanto a questo censimento dei portali, cosa che poi ho fatto in Agnone del Molise nel 1989, quando gestivo un gruppo di circa 60 giovani (dai 18 ai 29 anni) impegnati in lavori socialmente utili (articolo 23 della legge finanziaria 1988).
In Agnone (altra bella città d’arte) abbiamo rilevato ben 3600 portali in pietra locale o in granito, di cui 600 erano istoriati (cioè appartenenti a famiglie ricche o nobili). Da quella mia ricognizione è nato un culto per i portali e, in particolare, proprio per i battocchi per bussare, su cui si sono realizzati persino dei ricercatissimi poster fotografici.
5 – SALUTISSIMI
Caro Tito, ritengo che ci debba essere, a livello istituzionale (possibilmente nazionale o addirittura europeo) un Albo delle Città d’Arte, magari evidenziandone il grado a stellette, come gli hotel.
Ad esempio, Badolato potrebbe essere un meritato due stelle come città d’arte, se Firenze è un 5 oppure un 6 o addirittura un 7 stelle.
Però è importante (anche per i riflessi turistici) regolamentare questo strategico settore. Infatti, notizie giornalistiche informano che sono le città d’arte che in Italia e in Europa ottengono un maggiore flusso turistico, persino maggiore delle località balneari o montane.
Pure per questo, quello delle città d’arte è una risorsa da curare molto bene, senza più lasciarlo all’approssimazione o all’autoreferenzialità.
Intanto spero che Badolato ottenga una delibera regionale di “città d’arte” come il borgo di Maida, di cui è sicuramente molto più ricco.
Ho chiesto al sindaco Giuseppe Nicola Parretta (messaggio whatsapp delle ore 17.02 di ieri, domenica delle Palme) di verificare se è vero il percorso burocratico di una delibera regionale per ottenere la qualifica di “città d’arte” pure per Badolato.
Immediatamente dopo ne ho parlato pure con uno dei principali referenti turistici badolatesi, il dottore Guerino Nisticò. Speriamo che, finalmente, Badolato borgo possa fregiarsi del titolo di “città d’arte”. Ma direi di più, potrebbe avere anche la “bandiera arancione” … e perché no pure la “bandiera blu”???…
Ciò valga a sollecito pure per altri borghi e Comuni, di modo che si possa realizzare in Calabria un vero e proprio circuito copioso e virtuoso delle “città d’arte” che, tra tanto altro, possa movimentare per prima cosa il turismo scolastico e degli anziani. E sarebbe proprio l’ora che tutti i calabresi conoscano innanzitutto la Calabria!!!…
A questo auspicio, aggiungo gli AUGURI DI BUONA E SANTA PASQUA a te, alla tua famiglia (in particolare al nipotino Leonardo), ai nostri Lettori.
Per tali Auguri ho scelto una bellissima foto che Angelo Maggio ha fissato magistralmente nel momento culminante della Confronta di Badolato del 2018, proprio quando la statua della Madonna si è appena sciolta del vestito da lutto e corre verso il Cristo risorto suo Figlio.
Non sembra una foto, sembra un quadro! …
Grazie per pubblicare questa “Lettera n. 459” in attesa della 460.
A presto e BUONA E DEVOTA SETTIMANA SANTA!