LETTERE A TITO: UN POLO DOLCIARIO PER BADOLATO …. E ALTRE VOCAZIONI PRODUTTIVE
Ti offro un elemento di riflessione storico-antropologico che è come un testamento pure per le presenti e le future generazioni
di Domenico LANCIANO (www.costajonicaweb.it)
BADOLATO (CZ) – 13 APRILE 2023 – Caro Tito, appena passata la Pasqua 2023, mi sembra il momento più opportuno per dirti delle vocazioni produttive di Badolato e di come e quanto la Politica partitocratica (in particolare comunista) abbia distrutto ciò che il Lavoro avrebbe potuto costruire
Ti offro un elemento di riflessione storico-antropologico che è come un testamento pure per le presenti e le future generazioni.
Come, ti ho accennato in precedenti corrispondenze, nella primavera 1973 ho lasciato gli studi filosofici etico-morali (per i quali mi sentivo vocato) per dedicarmi con tutto me stesso alle ricerche storico-sociologiche su Badolato, convinto che avrei così potuto essere più utile al mio paese natìo e alla sua interzona.
Ti ricordo che “Evoluzioni delle caratteristiche socio-economiche di Badolato nel dopoguerra” era infatti l’argomento della mia tesi di laurea, per la quale mi sono occorsi ben tre anni di studi e ricerche sul campo, con un impiego di energie psico-fisiche e finanziarie quali (ne sono certo ancora adesso) nessuno avrebbe affrontato e nessuno ha ancora affrontato in questi ultimi 50 anni.
Ma per Amore si fa questo ed altro, vero?…
Da tutti questi studi e le conseguenti analisi sono nati progetti e proposte per cercare di risollevare una situazione troppo grave, che può essere sintetizzata nella seguente frase presente in uno studio molto serio ed approfondito sul nostro comprensorio di Soverato, pubblicato verso la fine degli anni Sessanta: “Questa zona è la più depressa del già depresso Sud”.
Anche a non voler credere a tale analisi-sentenza, comunque la realtà andava osservata per ciò che era, così come bisogna continuare ad osservarla per ciò che è ancora adesso.
Ti ho più volte fatto osservare che Badolato è, per certi versi, il paese delle occasioni mancate. Purtroppo non una ma tante, un vero rosario. A cominciare dal poter essere un “polo calzaturiero”.
1 – BADOLATO MANCATO POLO CALZATURIERO
Riguardo la realtà che c’era a Badolato dopo la malaunità d’Italia (cioè dopo la conquista e la predazione del Sud da parte del Nord savoiardo e padano) ho notato che, tra altre peculiarità, questo borgo (abbastanza popoloso e versatile rispetto alla sua interzona di cui era punto di riferimento) presentava una vocazione produttiva nel settore calzaturiero, con numerosi addetti (maestri calzolai e discepoli).
In particolare, si distingueva la famiglia Corea la quale forniva di calzature una significativa parte della nobiltà e della borghesia di Catanzaro (capoluogo di provincia) e persino alcuni apparati militari ed istituzionali. Il valore della loro arte era ricercata a tal punto che non riuscivano a rispondere alle tante richieste.
Infatti, già negli anni Trenta del trascorso ventesimo secolo, da tale famiglia fu esaminata la possibilità di realizzare una piccola fabbrica di calzature, magari proprio a Catanzaro che era il loro maggiore mercato di vendite.
Però, a distrarre troppo dal lavoro la famiglia Corea (nelle persone dei fratelli Domenico, Antonio, Nicola e del loro papà, abilissimi artigiani della scarPartito Socialista Badolatopa) intervenne la Politica. Ferventi comunisti, erano diventati il punto di riferimento per Badolato e interzona già sotto il regime fascista, nella clandestinità.
Famiglia di convinti progressisti il loro padre figurava tra i fondatori della locale Sezione del Partito Socialista Italiano a cavallo tra fine 19° e inizio 20° secolo. Un altro elemento da considerare, nel mancato progresso nel settore calzaturiero, è la ritrosìa tipica meridionale di associarsi, di cooperare con altri.
Infatti, Badolato era pieno di calzolai e sicuramente alcuni di loro avrebbero potuto collaborare con i Corea nel rispondere alle pressanti richieste provenienti dalla clientela. Ma da noi esiste “l’impresa-famiglia” o la “famiglia-impresa”, oltre la quale è ancora difficile andare.
Badolato quindi è da considerare (come quasi tutto il Sud) un immenso arcipelago formato da tante “famiglie-isole” (spesso nemmeno dialoganti o solidali tra loro, anzi). E questo è un primo grosso intoppo per il progresso collettivo.
O si è grandi da soli oppure non esiste l’essere grandi insieme. Ho sempre lottato per essere “grandi insieme” ma non ho avuto successo. Stranamente, il nostro popolo è grande insieme soltanto nelle manifestazioni religiose, riuscendo ad organizzare celebrazioni meravigliose come i riti della Settimana Santa e altre occasioni durante l’anno. Qualche epopea civile Badolato ha vissuto “isolatamente” (come il cosiddetto “Sciopero a rovescio” del 1950-51 o lo sciopero dell’acquedotto nel 1947) ma tale epopea andrebbe vista meglio, storicamente, con la lente di ingrandimento, poiché pure qui non è oro tutto ciò che riluce.
Tutto ciò – sia chiaro – fermo restando il valore delle lotte popolari, specialmente dal 1945 fino al 1960. Lotte tradite, per quel che ho potuto capire dalle mie ricerche abbastanza approfondite e testimoniate dai più diretti protagonisti.
2 – LA FAMIGLIA-IMPRESA NELLE MARCHE – UN PARALLELO
E, a proposito di “famiglia-impresa” specialmente riguardo il settore calzaturiero, non potevo non studiare e fare riferimento ad un significativo parallelo: la Badolato calabrese e la Montegranaro marchigiana.
Ho seguito l’evoluzione delle due comunità, molto simili tra loro, negli ultimi cento anni (1875-1975) come prototipo di altre situazioni sociali e territoriali.
In breve, ti dico che dagli anni cinquanta-sessanta l’area attorno al comune di Montegranaro (oggi in provincia di Fermo) si è specializzata così tanto nel settore calzaturiero da diventare un vero e proprio “Distretto” … la zona che fornisce addirittura quasi metà della produzione addirittura nazionale. Come è stato possibile questo se Montegranaro aveva, all’inizio, tanti calzolai come a Badolato?…
Il “miracolo” di Montegranaro e dintorni è dovuto principalmente alla cosiddetta “famiglia-impresa” (tale e quale Badolato). Unica differenza: mentre la “famiglia-impresa” badolatese con comunicava e non collaborava con le altre, a Montegranaro e dintorni sì.
In tal modo hanno ottenuto la fiducia di Banche, Investitori ed Istituzioni e su questa base la zona è diventata, in pochi anni, il polo calzaturiero più specializzato in Italia e uno dei più forti al mondo, con marchi ormai divenuti mitici e leggendari.
Dal 1975 (quando ho effettuato tale studio, aiutato pure da un lungo servizio TV di Rai 2) non ho avuto occasione di visitare Montegranaro e dintorni, per rendermi conto pure di persona.
Ci sono però stato nel maggio 2022 ed ho potuto constatare che adesso non c’è più la “famiglia-impresa” ma delle vere e proprie “holding” … ovvero società familiari multisettoriali, come quella di Diego Della Valle (marchi Hogan e Tod’s), giusto per fare un esempio tra i più eloquenti ed emblematici.
Tali società familiari hanno partecipazioni milionarie o addirittura miliardarie in altri settori strategici nazionali.
Tutto ciò in appena 60-70 anni (tre generazioni). E mentre Montegranaro dai cinquemila abitanti (più o meno come Badolato nel 1951) è arrivata a contarne adesso attorno ai 13 mila, il mio povero paesello si è ridotto agli scarsi tremila e senza più calzolai.
Il Polo calzaturiero marchigiano (attorno a Montegranaro) produce lavoro (decine di migliaia di addetti più l’indotto) e una considerevole ricchezza individuale e collettiva; mentre Badolato ha prodotto e continua a produrre soltanto emigrazione e malessere intergenerazionale.
3 – MEGLIO IL LAVORO O LA POLITICA? UN PARADIGMA
Nel 1975 (quando ho visto i primi risultati del mio studio sul parallelo tra Badolato e Montegranaro) mi sono chiesto: il mio paese natìo avrebbe avuto miglior destino se i fratelli Corea avessero scelto il Lavoro e non la Politica?…
Pure perché alla lunga, il Lavoro avrebbe emancipato i badolatesi forse più della Politica.
E comunque non li avrebbe fatti emigrare in massa, lasciando quasi vuoto il borgo (che poi nel 1986 ho “messo in vendita” per salvarlo dal degrado e dallo sgretolamento anche fisico).
In pratica la scelta della Politica fatta dai Corea (e dagli altri capi comunisti) ha contribuito a spopolare quasi completamente Badolato per la mancanza di lavoro e la conseguente emigrazione.
Probabilmente, se avessero scelto il Lavoro (rendendo Badolato un polo calzaturiero), questo paese e i dintorni avrebbero avuto complessivamente migliore destino.
La Politica partitocratica ha contribuito alla divisione delle famiglie, quando invece (per sua missione) avrebbe dovuto unire le famiglie per il Lavoro e per salvare il territorio dall’abbandono.
Così, dalle nostre parti, la Politica ha fatto il gioco del Capitalismo che si fonda proprio sul “Dìvide et ìmpera” ovvero dividi le genti e domina su di loro.
Poiché con i se e con i ma non si fa la Storia, tra il 1973 e il 1977 ho chiesto spiegazioni direttamente a due dei tre fratelli Corea (Domenico e Antonio con i quali nel frattempo ero entrato in sincera e disinteressata amicizia mantenendo frequenti ed intensi dialoghi).
Domenico (il più ideologico, carismatico, battagliero e intransigente dei tre fratelli), pur difendendo ad oltranza la scelta Politico-Comunista come valore assoluto (vissuta a favore del popolo badolatese con molta convinzione e dedizione) mi ha risposto con una battuta del tipo: “Sicuramente mi sarei risparmiato il cattivo sangue fatto con alcuni compagni (comunisti)”.
Quello delle forti e insanabili diatribe all’interno del locale Partito Comunista è ricorrente nelle mie interviste e tali esacerbate divisioni hanno sicuramente negativizzato il progresso di Badolato.
Mentre Antonio Corea, sempre più critico e lungimirante, mi ha confidato (col giuramento di non rivelarli) alcuni segreti del Partito Comunista locale, provinciale e nazionale su cui varrebbe ancora la pena tornare, addirittura per fare un libro di rivelazioni, se soltanto avessi cento vite da spendere e non una che va verso la conclusione.
In pratica, dalle altisonanti premesse e promesse a favore dei lavoratori e nonostante gli epocali risultati conseguiti nel dopoguerra, il Comunismo in Italia ha prodotto troppe negatività tante quante – a mio modesto parere – ne abbia fatte il cattivo Cristianesimo da che era venuto a salvare addirittura l’Umanità.
Comunismo e Cristianesimo sono storicamente – sempre a mio consapevole parere – le facce di una stessa medaglia. E lo si è visto pure a Badolato, paese che se fosse stato laico ne avrebbe guadagnato.
Moltissimo!
Persino in etica e spiritualità.
Badolato, dunque, si presta ad un “paradigma” pure oggi poiché non sembra ancora uscire dal tunnel comunista o, comunque, partitocratico. Spero tanto che le nuove generazioni, studiando necessariamente la Storia locale e oltre, si riapproprino della vocazione di sé stessi, del proprio paese, della sua interzona e della grande Calabria per realizzare l’unica rivoluzione possibile ed onesta: LA RIVOLUZIONE DEL LAVORO E DELLA CREATIVITA’ che può attingere veramente molto nelle più profonde radici del proprio passato a cominciare dalla CALABRIA PRIMA ITALIA, come vado dicendo fin dalla primavera 1982 e, già ancora prima, dal 1971-73 quando ho lavorato molto per un Consorzio della “Riviera degli Angeli” tra Riace e Squillace.
Allora insistevo davvero molto affinché si facesse una Conferenza permanente per analizzare le potenzialità di questo nostro territorio e da lì partire per realizzare iniziative produttive che fossero capaci di elevare economicamente e socialmente le nostre genti. Ma in tale tentativo sono stato ostacolato e boicottato dai comunisti locali, proprio da coloro i quali avrebbero dovuto fare queste cose di progresso.
4 – UN POLO DOLCIARIO BADOLATESE E ALTRE VOCAZIONI
E tra le tante potenzialità e vocazioni produttive che Badolato avrebbe potuto realizzare già nel 1971-73 e che ancora potrebbe utilizzare per la propria Rinascita, quella di diventare POLO DOLCIARIO è una delle più concrete, poiché ci sono già le basi socio-culturali nella tradizione e nella innovazione ma anche perché, dal 2003 c’è una piccola industria in continua crescita: la DOLCEFRAIETTA sulla quale mi soffermerò tra poco, più avanti.
Mi spiace tanto di essere lontano dal mio paese natìo (perché potrei dare un mio fattivo e disinteressato contributo di idee e di operatività). Tuttavia, da lontano non voglio far mancare il mio pur minimo apporto per valorizzare le tante vocazioni produttive badolatesi.
Infatti, ad esempio, insisto sulla produzione e l’imbottigliamento del VINO DI SCOGLIO che potrebbe essere un MARCHIO di successo come la sua bontà. Benché di nicchia, come il vino di scoglio, pure l’OLIO DI BADOLATO potrebbe avere un ruolo nel portare avanti un progresso fondato sul lavoro, sulla capacità di significare e di stare al mondo.
Altro settore sarebbe quello delle CONFEZIONI, riprendendo la preziosa esperienza della “Industria Camiceria Pirega” degli anni sessanta e settanta; ma soprattutto riprendendo un’eccellenza tipica dei nostri luoghi, la seta per la cui produzione di qualità e di arte, ai miei tempi scolastici nelle elementari (anni cinquanta), apprendevamo addirittura in classe la coltivazione dei bachi da seta.
Ma ci sarebbe tanto altro da evidenziare.
Per il momento, soffermiamoci su BADOLATO POLO DOLCIARIO.
5 – UN PARALLELO CON AGNONE ED ALTRI
Come sai, frequento Agnone del Molise dal 24 aprile 1981 e, per esilio (comunista) da Badolato, ci abito in continuo dal primo novembre 1988. Ho quindi visto questa cittadina trasformarsi piano piano e adeguarsi ai tempi.
Da “POLO DEL RAME” e di altri metalli (resiste ancora la millenaria Pontificia fonderia di Campane Marinelli), Agnone sta diventando sempre più importante polo dolciario, facendosi onore nelle vendite ma anche nella bontà e nello stile dei suoi prodotti, aggiudicandosi premi persino internazionali. Altro polo di punta e trainante è quello dei latticini, pure qui con il merito di premi internazionali di grande valore.
Avendo un cugino di mia moglie operante nella pasticceria d’arte, sono addentro a taluni meccanismi dolciari e per tale motivo posso anche azzardare di dire la mia su tale comparto.
Quando sono venuto in Agnone per la prima volta, il settore dolciario era limitato a due semplici pasticcerie familiari, una delle quali, originata qualche secolo fa, aveva al suo attivo ottimi premi anche internazionali sulla dolcineria più tradizionale tendente alle modalità e ai sapori napoletani e siciliani, ma anche ogni sorta di confetteria, specialmente per gli sposi o le lauree, i battesimi (ecc.).
Poi nel 1976 è sorto Nino Labbate, un giovane imprenditore con tanta fantasia ed una piccola pasticceria che ormai è diventata una fabbrica per quanto artigianale. Nel 1982-83 si è messo a creare un prodotto tutto suo, la campana di cioccolata (traendo spunto dalla presenza della locale fonderia di campane) con un impasto assai squisito da avere immediatamente tanto successo.
Altro grande successo … ha avuto la brillante idea di produrre tutto l’anno le “Ostie” che prima erano soltanto appannaggio delle famiglie e soltanto nel periodo natalizio (come i nostri “bastoncini di sesamo” o “confetto”).
Ovviamente sono nati degli emulatori, a tal punto che Agnone è ormai riconosciuto delizioso POLO DOLCIARIO.
Tutto ciò è avvenuto in pochi anni ma con grande intraprendenza.
Adesso c’è Gerri, un giovane e abile pasticcere che sta collezionando premi e riconoscimenti anche ad altissimi livelli internazionali e nel 2011 ha avuto gli apprezzamenti persino della Casa Reale inglese e dell’allora Ministro ai Beni e alle Attività Culturali, Giancarlo Galàn.
Similmente in Badolato si tratterebbe di produrre tutto l’anno (o quasi) dolci che erano finora relegati in determinate occasioni come il Natale (con il confetto di sesamo), la Pasqua (le cuzzùpe) o i matrimoni (i mostaccioli badolatesi, ormai quasi introvabili) e così via. Coniugando tradizione e innovazione.
6 – LA VACCARELLA DI PANE O A DOLCE
Caro Tito, più volte abbiano scritto sulla consuetudine delle nostre mamme di fare per noi bambini la “vaccarella ‘e pana” quando infornavano il pane necessario per una intera settimana.
Ed era la nostra felicità.
Poi abbiamo saputo, grazie al filosofo Salvatore Mongiardo, che questa tradizione ci proviene, con molta probabilità, addirittura da Re Italo, cioè da 3500 anni fa nella CALABRIA PRIMA ITALIA, e poi da Pitagora. Così come i “mostaccioli di Soriano Calabro” fatti prevalentemente a forma di animale.
Lo stesso Mongiardo ha scoperto che addirittura la “vaccarella di pane” si realizza ancora nel paese di Spadola, a pochi chilometri da Badolato, sulle montagne delle Serre, dove addirittura fa parte integrante della Festa di San Nicola, in estate.
Ecco la “vaccarella di pane” potrebbe essere un prodotto da forno per la colazione del mattino o per la merenda dei bambini oppure come dolce tipico della CALABRIA PRIMA ITALIA.
7 – UN DOLCE PER DE GASPERI
Quando l’allora Capo del Governo, Alcide De Gasperi, venne a Badolato Scalo (poi diventato Badolato Marina) il 24 marzo 1952 per consegnare le chiavi delle prime 78 case per gli alluvionati, ricevette alcuni omaggi, in particolare da bambini.
Tra questi omaggi un piccolo dolce. Da questa storica occasione, il Polo dolciario badolatese (PDB) potrebbe realizzare IL DOLCE DE GASPERI o un DEGASPERINO … così come in Agnone il pasticcere Nicola Labbate, il cugino acquisito di mia moglie, ha realizzato il DOLCE DELLA PACE in onore di Papa Giovanni Paolo II il quale ci fece l’onore di venire ad Agnone domenica 19 marzo 1995 in visita pastorale proprio per celebrare il Lavoro (in onore di San Giuseppe Artigiano).
Di tale dolce ho disegnato (con i colori dell’arcobaleno) la scatola che lo contiene e che qui mostro in foto.
Parecchi miei parenti ed amici hanno ricevuto l’omaggio di questo squisito DOLCE DELLA PACE in tutti questi quasi trenta anni, ogni volta che scendevo a Badolato da ottobre ad aprile (nei mesi caldi non viene prodotto poiché la cioccolata può fondere).
Una delle caratteristiche di questo DOLCE DELLA PACE, oltre ai significati e alla squisitezza, è l’aver messo in rilievo una stretta di mano, simbolo appunto di pace, amicizia e buoni sentimenti.
Un dolce dedicato ad Alcide De Gasperi (magari denominato DEGASPERINO o altro) potrebbe avere successo, sia per la figura mite e straordinaria di De Gasperi e sia perché nel suo Trentino potrebbe essere bene accolto. Inoltre bisognerebbe scavane nella tradizione badolatese per cercare di trovare un’idea che ci porti a produrre IL DOLCE DI BADOLATO.
8 – DA PIERLUIGI FRAIETTA IL POLO DOLCIARIO DI BADOLATO
Quasi sicuramente non ci conosciamo di persona, poiché quando io sono andato in esilio il primo novembre 1988, Pierluigi aveva appena otto anni, essendo nato il 04 ottobre 1980. Mi sembra che Egli faccia parte di quella nuova generazione badolatese che (speriamo si sia liberata finalmente da politicismi e populismi di vario genere) io non conosco (per questa mia lontananza kilometrica da Badolato) ma che, noto con piacere, si sta facendo onore e ci sta facendo onore.
Infatti, Pierluigi Fraietta si è laureato in Economia aziendale all’Università di Bologna ed è tornato in paese per creare dal nulla (nel novembre 2003) un’attività che cerca di valorizzare (nella sostanza e nell’immagine) le peculiarità e le caratteristiche dolciarie di Badolato.
La dedizione ed il lavoro assai impegnativo ma gratificante hanno prodotto un’azienda di successo che impiega 5 addetti, lui compreso. Ma è sicuro che questa attività crescerà ancora, continuando a fare onore a sé stesso, a Badolato e alla Calabria e, ovviamente, alla più dolce delle Arti.
Secondo me, da << DOLCEFRAIETTA >> potrebbe basarsi il discorso del POLO DOLCIARIO BADOLATESE.
Un discorso genuino, poiché Pierluigi è partito dalle “ricette della mamma” per poi spaziare nella sperimentazione con le essenze territoriali e nelle innovazioni.
Adesso i suoi prodotti vengono distribuiti direttamente in tutte le regioni italiane e in ben 12 Paesi esteri, tra cui la Svizzera (in particolare a Wetzikon dove vive una numerosa comunità di badolatesi). Le vendite “online” assicurano una diffusione in ogni parte del mondo.
Una delle cose che mi ha fatto assai piacere e che mi ha quasi commosso è vedere che le scatole di una sua linea di prodotti evidenzia disegni riportanti angoli e situazioni autentiche di Badolato, persino una processione della Madonna della Sanità.
Sono scatole d’artista, firmate da Luca Valpiana (www.lucavalpiana.com/badolato).
Come non gioire sapendo che Pierluigi valorizza e diffonde i “mastazzola” (i mostaccioli) al vino cotto, il dolce più propriamente tipico di Badolato perché è qui soltanto che si produce da secoli.
Adesso bisogna diffonderlo il più possibile, pure perché è davvero portentoso. Generalmente veniva fatto in casa dalle famiglie in occasione dei matrimoni, essendone il pezzo più pregiato.
Infatti, comunemente, viene chiamato “mazzazzola de’ zziti” (mostaccioli degli sposi).
E poi c’è “u cumpettu” (i bastoncini di sesamo, mandole o noci, amalgamati con il vinocotto o il miele) … il dolce più tipico del nostro Natale come “la pignolata”.
Ovviamente Pierluigi Fraietta celebra il Natale con il panettone coniugato in tantissime formule e sapori, così come la colomba pasquale. Ho avuto la gioia di sapere di << DOLCIFRAIETTA >> non da badolatesi, bensì dal veterinario altomolisano Basilio Scocchèra che lavorava nella stessa Azienda Sanitaria Locale di Agnone (in provincia di Isernia).
Un giorno di circa 12 anni fa, mi ha detto che a Vairano Scalo (in provincia di Caserta) aveva acquistato una scatola di biscotti Fraietta fatti a Badolato, il mio paese.
Poi, una famiglia amica mi ha inviato, lo scorso Natale 2022, un panettone al pistacchio che ha deliziato i miei ospiti.
Spero, adesso, di poter assaggiare (se non proprio tutti tutti) almeno la maggior parte dei prodotti di Pierluigi. In particolare “u cumpettu” natalizio, di cui sono molto ghiotto ma anche perché mi ricorda quello (davvero irresistibile) fatto da mia madre.
9 – SALUTISSIMI
Caro Tito, spero che si avveri l’auspicio di un POLO DOLCIARIO a Badolato, inaugurato in pratica proprio venti anni fa da Pierluigi Fraietta.
Ed è con questo augurio che ti saluto, ringraziandoti di voler mettere in rete questa “Lettera n. 461” in attesa della 462.
Alla prossima,
ITER-City, mercoledì 12 aprile 2023 ore 06.34 – Da oltre 55 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”.