15 Maggio 2019
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L’UMILTÀ DI CAPIRE IL PROPRIO LIMITE
La persona intelligente, che sa riconoscere i propri errori, non è mai capita fino in fondo. Lo stolto non sa cambiare il suo giudizio
di Salvatore CONDITO
PRESERRE (CZ) – 15 MAGGIO 2019 – Sappiamo realmente individuare l’intelligenza? Sappiamo dare a ciascuno il suo? Sappiamo valutare realmente le qualità della persona che ci troviamo di fronte?
Sembra tutto facile e scontato, ma non è così. Uno degli errori più comuni di oggi è scambiare la furbizia per l’intelligenza. Di solito la persona intelligente sa capire, sa valutare e nella maggior parte dei casi prima di decidere fa una valutazione di carattere generale, cerca di mettere bene a fuoco gli aspetti positivi e quelli negativi, entra in empatia con se stessa e con il prossimo, non è mai egoista, perché l’egoismo non fa parte del budget intellettivo dell’intelligente, l’egoismo invece è tipico di chi non avendo una solida base culturale cerca in tutti i modi di trarre il massimo beneficio per sé, screditando il prossimo.
Bisogna stare molto attenti quando ci si comporta onestamente nei confronti del prossimo, perché non sempre quel prossimo di cristiana memoria sa tesorizzare un atto di clemenza o una benevola concessione o anche solo un giudizio che tenda a farlo apparire meno stupido e più umano.
Non è assolutamente facile far capire che se tu ti comporti in un certo modo non lo fai perché sei meno attrezzato o perché non hai la capacità di capire il problema, ma è che avendolo compreso molto bene e avendo cura di amare il tuo prossimo cerchi in tutti i modi di fare un passo indietro perché anche lui, come te, abbia il suo momento di gloria, la capacità di essere amato e apprezzato.
Ci sono persone che avendo fatto un passo indietro per ragioni di fine intelligenza e consistente generosità si sono viste esautorate da ogni forma di potere, perché ritenute non idonee.
Il problema è che il passo indietro determina nello stolto un punto di vista che non si rigenera quasi mai, perché lo stolto non ha la capacità di cambiare il suo giudizio, di ravvedersi e soprattutto non ha la capacità di capire che all’uomo è data la facoltà di cambiare.
L’intelligente sa riconoscere i propri errori, si auto valuta, prende coscienza di chi è, di quello che può o non può fare, mentre lo stolto fa sempre, soprattutto quando c’è di mezzo l’ambizione, quella più sfrenata, quella non soggetta alle leggi dell’umana coscienza, quella che di solito porta sulla cresta del crinale, dove basta un soffio di vento per perdere l’equilibrio.
Il mondo è pieno di equilibristi che per un briciolo di adrenalina sono pronti a vendere l’anima al diavolo, senza sapere che per stare in equilibrio bisogna essere degli artisti.
La persona intelligente di solito non è mai capita fino in fondo, perché unisce a una buona capacità razionale, anche una forte dose d’intuizione pura, di saggezza umana, di capacità di fare un passo indietro quando si tratta di comporre un mosaico in cui ogni persona abbia la sua quota di riconoscimento e di merito.
Di solito i passi indietro non si recuperano facilmente, occorre molto tempo, tanta determinazione e tanta buona volontà, ma spesso può succedere che qualcuno apra gli occhi e dica: “Forse ho sbagliato, quella persona non è come l’avevo immaginata”.
Per un cristiano vero questo delicato passaggio dovrebbe essere più facile in virtù della sua natura spirituale allenata alla filosofia evangelica, ma non è sempre così e allora in molti casi bisogna rassegnarsi e fare buon viso a cattiva sorte, sperando che il mondo si colori di nuove speranze e che anche l’ignoranza trovi la sua via di redenzione.