14 Settembre 2018
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OSPEDALE SERRA, UN DISAGIO TIRA L’ALTRO
Dopo la chiusura della cucina adesso arriva il non funzionamento di uno degli ascensori. Gli altri due sono riservati al servizio ristorazione e ai pazienti barellati
Fonte: “ILVIZZARRO.IT”
SERRA SAN BRUNO (VV) – 14 SETTEMBRE 2018 – All’oramai miserrima situazione dell’ospedale San Bruno, ridotto al lumicino in tema di reparti e servizi, si aggiunge anche l’impossibilità di poter utilizzare l’unico ascensore di cui dispone la struttura.
In sintesi – come riportato dal Quotidiano del Sud – chi volesse far visita ai propri cari ricoverati o semplicemente utilizzare l’ascensore per raggiungere i piani superiori non può farlo, ed è costretto a salire le scale, perché da diverso tempo lo stesso risulta essere fuori uso.
Gli altri due presenti nel nosocomio serrese, invece, sono specificatamente dedicati (come recita la cartellonistica interna) al servizio ristorazione e ai pazienti barellati e servizi.
Una situazione che continua a sottolineare come la struttura ospedaliera serrese sia stata, e continua ad essere, lasciata nel dimenticatoio sia dalle istituzioni politiche che dall’azienda sanitaria.
Un quadro che ogni giorno sottolinea il continuo regresso di una struttura ridotta oramai all’osso. Una situazione che si aggiunge alla chiusura del punto cottura (risalente al luglio scorso) chiuso con effetto immediato per via di una serie di carenze strutturali e igienico-sanitarie.
Irregolarità che erano emerse durante un’ispezione effettuata dal direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia, Cesare Pasqua, congiuntamente ai Nas di Catanzaro.
Una nota che ha ancora il sapore dell’inerzia e dell’abbandono, tassello che si aggiunge alla già archiviata perdita negli anni dei reparti di Ginecologia-Ostetricia, Cardiologia, Pediatria, Chirurgia nonché al ridimensionamento del Pronto soccorso, al mancato utilizzo delle sale operatorie e alla continua carenza di personale.
Il San Bruno continua dunque a fare i salti mortali per tentare di garantire assistenza sanitaria nei confronti di migliaia di persone, oramai rassegnate al rimpallo di responsabilità e a un Piano di rientro sanitario che risponde solo a logiche aziendali.