PIZZAIOLO MORTO A CROTONE, C’È UN TERZO INDAGATO
Si tratta dell’autista auto incidentata. Moglie vittima: “Perdono agente solo se dice verità”
Fonte: ANSA.IT CALABRIA
– CROTONE – 13 SETTEMBRE 2024 – “Al momento dello sparo il poliziotto non era aggredito da più persone”.
Lo sostengono gli avvocati Tiziano Saporito ed Andrea Filici, legali della famiglia di Francesco Chimirri, il pizzaiolo di 44 anni, morto il 7 ottobre scorso dopo essere stato raggiunto da un proiettile al petto sparato da un vice ispettore della polizia, Giuseppe Sortino di 37 anni, al culmine di una lite.
L’affermazione dei legali, fatta in base “alle informazioni assunte durante le indagini difensive che stiamo portando avanti”, arriva dopo l’iscrizione nel registro degli indagati di una terza persona, un automobilista crotonese coinvolto nell’incidente con Chimirri da cui è scaturito l’inseguimento da parte del vice ispettore e la successiva lite finita in tragedia nel quartiere di Lampanaro, alla periferia sud di Crotone.
L’automobilista, un 30enne di Crotone, è stato sentito dagli investigatori dell’Arma ed ha raccontato che quel pomeriggio era alla guida della sua Audi che procedeva in direzione nord sulla statale 106.
Poco prima del bivio di ingresso a Crotone era stato superato dalla Dacia Duster condotta da Chimirri, la manovra, però, aveva causato un urto che ha provocato la rottura dello specchietto dell’Audi e quello della Dacia.
Il trentenne aveva quindi seguito Chimirri, nella cui auto c’era anche il figlio, fin dentro il quartiere di Lampanaro per chiedergli il risarcimento del danno.
Secondo il racconto fatto ai carabinieri tra Chimirri e l’altro guidatore c’era una discussione tranquilla e stavano per mettersi d’accordo.
In quel momento è arrivato Sortino che probabilmente aveva visto l’incidente ed ha iniziato a discutere con Chimirri.
La situazione, come ha raccontato il 30enne sarebbe però degenerata e lui si è rimesso in auto ed è andato via.
Il racconto non ha convinto del tutto i carabinieri in quanto non coinciderebbe del tutto con quello che si vede nei video acquisiti: per questo il giovane – che è difeso dall’avvocato Aldo Truncé – è stato indagato per favoreggiamento.
Nel capo di imputazione non è specificato verso chi.
I carabinieri gli hanno anche sequestrato l’auto.
La Procura di Crotone ha già iscritto nel registro degli indagati il vice ispettore Giuseppe Sortino per omicidio e Domenico Chimirri (difeso dall’avvocato Tiziano Saporito), figlio 18enne della vittima, per tentato omicidio e lesioni personali a danno del poliziotto.
Il sostituto procuratore Alessandro Rho che coordina le indagini dovrebbe disporre per la prossima settimana l’autopsia sul cadavere di Chimirri.
Esame che potrà essere utile anche per stabilire la traiettoria del proiettile e capire se il colpo, un calibro 9, è stato sparato direttamente dal poliziotto verso Chimirri o lo ha colpito di rimbalzo.
LA MOGLIE DELLA VITTIMA: “PERDONO AGENTE SOLO SE DICE VERITÀ”
“Io mi affido alla magistratura, spero che sia fatta giustizia.
Al poliziotto dico di dire la verità.
Solo e semplicemente la verità. Niente altro”. Sono le parole di Simona Liperoti, moglie di Francesco Chimirri, il pizzaiolo di 44 anni rimasto ucciso lo scorso 7 ottobre nel quartiere Lampanaro di Crotone dopo essere stato raggiunto da un proiettile al petto sparato da un vice ispettore della polizia, Giuseppe Sortino di 37 anni, al culmine di una lite.
La donna ha parlato in una diretta sulla pagina Facebook “ICR Tv Web, l’Informazione di Isola Capo Rizzuto” intervistata dal giornalista Antonio Franco.
Simona Liperoti ha ricordato il marito, il suo carattere e anche come si sono conosciuti ed innamorati. “Francesco voleva ingrandire la pizzeria per farla diventare un ristorante – ha detto – perché nostro figlio sta per diventare cuoco.
Lui era casa e lavoro e nei ritagli di tempo andava in palestra.
Faceva la vita di una persona semplice, normale.
Francesco era divertente, scherzoso, umile.
Sempre a disposizione di chi aveva bisogno.
Quando la sera restava la pizza, prima di chiudere l’avvolgeva in un vassoio bussava alla porta di chi aveva bisogno e la lasciava lì.
Il suo valore più importante era la famiglia.
Era tutto.
Ai figli diceva sempre non sbagliate mai, non fate mai qualcosa di sbagliato.
Questo evento ha cambiato la mia vita tragicamente.
Manca la colonna portante della casa.
Io non so come andrò avanti”.
La donna ha spiegato di non poter rispondere sulla versione che ha raccontato agli investigatori dei carabinieri, ma quando le è stato chiesto se è pronta al perdono lei ha risposto: “Non lo so.
Se lui dice la verità sì.
Ma per il momento non saprei”.
Poi Simona Liperoti ha lanciato un appello considerando che sui social dopo il fatto di sangue alcuni hanno reagito inneggiando alla violenza: ”
Io dico un no grandissimo alla violenza. Mai arrivare alla violenza, a volte le parole sono migliori della violenza.
Bisogna saper parlare e non agire con la violenza”.
La donna, infine, ha chiesto che “Francesco sia ricordato come una persona divertente, allegra, umile, gentile.
Ai suoi follower su Tik Tok dico di divertirsi perché a Francesco piaceva divertirsi e poi: non usate mai la violenza quando accade qualcosa.
Agite con le parole, ma mai con la violenza”.