10 Giugno 2020
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POCHI IN CHIESA? DON PINO LATELLI «RIPARTIAMO DAL VANGELO E DALLA FORZA DI CRISTO RISORTO»
Il parroco della chiesa del Carmine di Lamezia Terme risponde alle consuete domande dei fedeli. “Riscoprire la gioia dell’annuncio e della testimonianza per cambiare e rinnovare il volto dell’umanità”
di Lina LATELLI NUCIFERO
LAMEZIA TERME (CZ) – 10 GIUGNO 2020 – «Dopo tre mesi di sofferenza per non avere potuto partecipare alla Santa Messa a causa della sospensione dovuta alle norme antivirus, finalmente, con tanta gioia nel cuore, con la mia famiglia, ci siamo sentiti rinascere tornando a vivere l’Eucarestia in chiesa.
Non eravamo però in tanti e i volti dei presenti, coperti dalle mascherine, mostravano evidenti segni di paura, di stanchezza e di preoccupazioni. Mi aspettavo una ripartenza con un passo più fiducioso insieme a una rinvigorita fede e un maggiore entusiasmo per il tanto atteso ritorno in chiesa».
È Pietro, un fedele di una delle tante parrocchie della diocesi di Lamezia Terme, che manifesta a don Pino Latelli, parroco in solido della Chiesa del Carmine di Lamezia Terme, il suo disagio e le sue preoccupazioni per le poche presenze in chiesa all’indomani dell’incerta e timida ripresa del cammino di fede della comunità cristiana in questo tempo di pandemia.
«É con lo sguardo di Gesù che dovremmo provare a guardare la nostra storia, tutta la nostra umanità. Lasciamoci raggiungere da questo sguardo, il Suo, per guardare in Lui, con Lui, per Lui.
Siamo suoi discepoli e come tali vogliamo prima di tutto pensarci; avviciniamoci a Cristo, per seguirlo ed imparare da Lui. È il Vangelo che bisogna ascoltare; è con il Vangelo che occorre misurarsi ed è con il Vangelo che bisogna fare i conti, non per scoraggiarsi, ma al contrario per ritrovare freschezza, energia, entusiasmo».
Con questo forte e profetico accorato invito a ripartire da Cristo e dal Vangelo rivolto dal vescovo di Lamezia Terme Giuseppe Schillaci ai fedeli nel suo discorso al termine della concelebrazione di ordinazione episcopale avvenuta il 6 luglio dello scorso anno, don Pino Latelli si rivolge a Pietro.
«Con il cuore traboccante di gioia, – prosegue il sacerdote – ringraziamo il Signore perché a distanza di tre mesi la comunità si è ritrovata in chiesa a gustare intorno all’altare la bellezza della presenza di Cristo nello spezzare il pane della Parola di Dio e il pane eucaristico».
Quindi don Pino fa eco al pensiero del vescovo lametino: «Coraggio, tu e la tua famiglia non abbiate paura. In questo periodo di prove ripartite anche voi dal Vangelo e dal contemplare, con lo sguardo della fede, Cristo Risorto per ritrovare forza, serenità e speranza».
Don Pino prosegue sostenendo che «la tua sofferenza per non avere potuto partecipare alla Messa, sofferenza comune a milioni di cristiani, ora si è trasformata in gioia perché finalmente insieme alla comunità, o Pietro, ti sei riappropriato della presenza reale di Gesù nell’Eucarestia che ti è mancata tanto in questo lungo periodo di prova.
È anche vero, però, che non sono mancate le occasioni per pregare: tante case sono diventate cenacoli di preghiera, dove si è sperimentata con la preghiera e con la lettura della Parola di Dio la consolazione e la misericordia di Dio. Tanti hanno partecipato, attraverso la televisione, alla Santa Messa durante la quale hanno fatto comunione spirituale con il Signore e con i fratelli.
Tutto questo è stato certamente di aiuto ma non è stato sufficiente ad allontanare dal nostro cuore la sofferenza di non poter essere presenti in chiesa, di partecipare alla Messa e fare la Comunione. Perciò la mancanza della celebrazione eucaristica – sostiene don Pino – ci ha fatto riscoprire il senso e il valore della domenica e del nostro ritrovarci attorno al Signore come suo popolo.
Dopo tre mesi, abbiamo trovato le porte della chiesa aperte e tutto predisposto – afferma il sacerdote – in modo da far rispettare le distanze, secondo le norme anti -contagio. Devo anch’io confermare quanto hai constatato che, cioè, in tutta Italia si è registrata una scarsa affluenza di fedeli, segno di una serenità non ancora raggiunta.
Compito nostro sarà quello di incoraggiare e rasserenare le persone per un ritorno in chiesa consentendo loro la partecipazione alla celebrazione in tutta sicurezza. Altro compito importante che attende ogni cristiano sarà quello di non scoraggiarsi dinanzi alle esiguità delle presenze in chiesa perché ciò può diventare opportunità di testimoniare, in questa triste e buia realtà della pandemia, la luce del Vangelo attraverso una coraggiosa e coerente vita cristiana consapevoli che il Signore ha cambiato il corso della storia con poche e timorose persone.
Mi auguro – prosegue il sacerdote – che l’esperienza drammatica di questi mesi sia di aiuto ad ogni cristiano per ripartire da ciò che è importante ed essenziale nella sua vita: la bellezza della fede, l’amore per il Signore e per i fratelli, il gusto e la bellezza della preghiera come un “affidarsi” a Dio, l’aiuto reciproco, la carità e la solidarietà che non si sono fermate davanti al covid.
È stato bello vedere, infatti, in un periodo così difficile, la testimonianza di solidarietà, di vicinanza, di affetto, di prossimità soprattutto verso coloro che sono stati afflitti da tante prove e coloro che hanno vissuto l’amarezza e l’angoscia della solitudine.
Se da una parte abbiamo aperto le porte delle chiese, dall’altra parte e, spero di sbagliarmi, tanti hanno chiuso le porte del cuore al Signore e ai fratelli, forse perché bloccati dalla paura, dalle preoccupazioni o dall’insicurezza della fede.
Tanti non hanno capito l’importanza di saper accogliere questi momenti di prova come tempo di grazia favorevole per una sincera revisione e reale cambiamento dello stile di vita.
Bisogna decidersi, perciò, ad iniziare un nuovo cammino liberandoci dal nostro egoismo e dal nostro delirio di grandezza che non ci consentono di volare verso l’infinito, verso Dio nel quale credere, confidare e sperare.
Mi auguro che in questo tempo di smarrimento possano riecheggiare nella mente e nel cuore di ciascuno sia le parole pronunciate con profonda convinzione da San Giovanni Paolo II il 22 ottobre 1978 nella messa di inizio pontificato: “Non abbiate paura!
Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo” e sia le parole del Pastore di Lamezia Terme Giuseppe Schillaci proferite nel giorno di Pasqua: “In questi giorni bui, tristi, pieni di angoscia per questa pandemia non lasciamoci prendere dalla paura, ma apriamo il nostro cuore alla fiducia ed alla speranza, quella speranza che non delude. Spalanchiamo le porte della nostra esistenza alla gioia del Signore Risorto! “Non è qui. È risorto”.
La Vergine Maria, che prega continuamente per noi e con noi e per la quale abbiamo celebrato il mese mariano,- conclude don Pino – ci conceda una conversione profonda del cuore perché sia aperto alla grazia e alla bellezza della vita di Dio.
La comunità cristiana, attingendo forza dalla luce del Cristo risorto, riscopra la gioia dell’annuncio e della testimonianza per cambiare e rinnovare il volto dell’umanità».