3 Settembre 2016
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PRESERRE (CZ) – CACCIA IN ANTICIPO, CRITICHE DA WWF
“Regione si attivi per evitare danni alla biodiversità”
di REDAZIONE
PRESERRE (CZ) – 3 SETTEMBRE 2016 – Con due domeniche di anticipo rispetto a quanto di norma viene previsto dalla legge, il 4 settembre si ricomincia a sparare in Calabria contro tortore e colombacci, gazze e ghiandaie, con una replica fissata per la domenica successiva, prima dell’apertura generale del 18 settembre alle altre specie cacciabili. Martedì e venerdì a parte (giorni di divieto), i fucili tuoneranno per cinque giorni alla settimana, a cominciare dall’alba, contro allodole e merli, lepri e fagiani, beccacce e anatre, tordi, volpi, ecc., fino alla chiusura del 30 gennaio.
Questo almeno sulla carta del nuovo calendario venatorio emanato dalla Giunta Regionale che, puntualmente, per vecchia tradizione “bipartisan”, continua ad ignorare le proposte delle associazioni ambientaliste tese a limitare l’impatto della caccia e del bracconaggio sulla fauna calabrese. Come quella relativa all’adozione dei giorni fissi di caccia e la riduzione del periodo per alcune specie, secondo le indicazioni dell’Ispra, l’ istituto tecnico-scientifico indicato dalla legge per esprimere pareri in merito all’attività venatoria.
Un pericolo, quello del bracconaggio, che rischia seriamente di assumere proporzioni mai viste considerata la già cronica carenza di sorveglianza, aggravata ulteriormente dalla soppressione del Corpo Forestale dello Stato e delle Province, alle cui guardie era affidato il compito precipuo di vigilare sul rispetto delle norme che tutelano la fauna selvatica italiana e l’ambiente più in generale.
Se le guardie provinciali “sopravvissute” alla riforma, già poche rispetto alla vastità dei territori e al numero dei cacciatori, verranno destinate a controllare gli autovelox, chi si preoccuperà di svolgere il servizio di vigilanza venatoria? Per non parlare di intere province che, in Calabria, tale servizio non lo hanno mai espletato. Cosa aspetta la Regione Calabria a stipulare delle opportune convenzioni per l’impiego dei nuclei di sorveglianza provinciali da adibire alla repressione dei reati contro l’ambiente e la fauna?
La Calabria del resto non fa che riproporre pervicacemente tutti quegli elementi negativi della gestione faunistico-venatoria che erano già stati contestati dall’Ispra, come ad esempio la grandezza degli Ambiti Territoriali di Caccia, la sproporzione tra il prelievo teoricamente ammesso dai calendari venatori e la effettiva consistenza faunistica, la mancanza di dati statistici sugli abbattimenti, indispensabili per la programmazione annuale, nonché il livello sempre più basso della vigilanza, anticamera del bracconaggio e dell’anarchia venatoria.
La Regione Calabria, è questo l’appello del Wwf, si attivi al più presto per scongiurare il pericolo di una deriva di illegalità ai danni di quel patrimonio di biodiversità che, stando così le cose, è condannato ad un destino di bersaglio vivente “per sport” (?).