18 Giugno 2017
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PRESERRE (CZ) – MAFIOSI, SANTA SEDE PREPARA DECRETO SCOMUNICA
Allo studio possibilità da parte gruppo lavoro
di REDAZIONE
PRESERRE (CZ) – 18 GIUGNO 2017 – Papa Francesco lo aveva annunciato in occasione della sua visita del 2014 in Calabria: i mafiosi sono fuori dalla Chiesa.
Ma un decreto ufficiale ancora non c’era stato. Oggi una nota vaticana rivela che e’ in preparazione. Si “approfondira’” la possibilita’ di scomunicare “per corruzione e associazione mafiosa”, dichiara infatti il Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo umano integrale sulle conclusioni del primo “Dibattito Internazionale sulla Corruzione”.
Il gruppo di lavoro che ha dato vita al Seminario sulla corruzione Oltretevere nei giorni scorsi “sta provvedendo all’elaborazione di un testo condiviso che guidera’ i lavori successivi e le future iniziative. Tra queste, si segnala al momento la necessita’ di approfondire, a livello internazionale e di dottrina giuridica della Chiesa, la questione relativa alla scomunica per corruzione e associazione mafiosa”.
E’ da rilevare che all’incontro di giovedi’ in Vaticano hanno partecipato anche quattro importanti magistrati italiani: il presdiente dell’anticorruzione Cantone, il capo della Dia Roberti, il procuratore capo di Roma Pignatone e il suo aggiunto Prestipino.
Il 21 giugno 2014, a Cassano Jonio, sulla Piana di Sibari, Francesco aveva esplicitato la scomunica dicendo: “quando non si adora Dio si diventa adoratori del male. La ‘ndrangheta e’ adorazione del male. E il male va combattuto, bisogna dirgli di no. La Chiesa deve sempre piu’ spendersi perche’ il bene possa prevalere. I mafiosi sono scomunicati, non sono in comunione con Dio”.
“Quando all’adorazione del Signore si sostituisce l’adorazione del denaro – aveva spiegato il Papa – si apre la strada al peccato, all’interesse personale e alla sopraffazione. Quando non si adora il Signore – infatti – si diventa adoratori del male, come lo sono coloro che vivono di malaffare, di violenza, la vostra terra, tanto bella, conosce le conseguenze di questo peccato. La ‘ndrangheta e’ questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. La Chiesa che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre piu’ spendersi perche’ il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo chiedono i nostri giovani, bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci puo’ aiutare”.
Qualche settimana prima del viaggio in Calabria, partecipando alla veglia per le vittime innocenti della mafia organizzata alla parrocchia romana di San Gregorio VII dall’associazione Libera di don Luigi Ciotti, Papa Francesco aveva chiesto “in ginocchio” ai mafiosi di convertirsi “per non finire all’inferno”. Parole che evocarono l’anatema di San Giovanni Paolo II nella Valle dei templi: “Dio ha detto una volta: non uccidere.
Non puo’ uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non puo’ cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. Questo popolo siciliano talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che da’ la vita, non puo’ vivere sempre sotto la pressione di una civilta’ contraria, una civilta’ della morte. Qui ci vuole la civilta’ della vita. Nel nome di questo Cristo crocifisso e risorto, di questo Cristo che e’ via, verita’ e vita lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verra’ il giudizio di Dio!”.