29 Gennaio 2019
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REGGIO RICORDA LA RIVOLTA ANTIBIORBONICA DEL 2 SETTEMBRE 1847
Appuntamento con iniziativa oggi pomeriggio allo Spazio Open
di REDAZIONE
REGGIO CALABRIA – 29 GENNAIO 2019 – Il 2 settembre del 1847 Reggio Calabria si sollevo’ contro il regime dei Borbone. La rivolta anticipo’ i moti rivoluzionari del 1848 che investirono l’intera Europa, Regno di Napoli compreso.
L’evento sara’ ricordato nel corso di un appuntamento promosso dall’associazione culturale Anassilaos con lo Spazio Open e con il patrocinio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria oggi, martedi’ 29 gennaio alle ore 17,30 nello Spazio Open (via filippini 23-25 angolo via Giudecca).
L’incontro sul tema “I moti rivoluzionari di Reggio Calabria del 1847”, prevede una conversazione del Dott. Fabio Arichetta, Socio della Deputazione “Societa’ Napoletana di Storia Patria”, componente Deputazione Storia Patria per La Calabria, specializzando in Scienze Storiche all’Universita’ di Messina. Gia’ prima la Calabria era stata interessata a movimenti insurrezionali: a Cosenza nel 1837 e poi ancora nel 1844, in concomitanza con la spedizione dei fratelli Bandiera fucilati, insieme ad altri patrioti, il 25 luglio del 1844 nel Vallone di Rovito alle porte di Cosenza.
La situazione a Reggio Calabria si presentava apparentemente tranquilla anche se l’occhiuta polizia borbonica vigilava. Una rivista, la “Fata Morgana” animava il dibattito culturale unendo intorno a se’ le forze intellettuali più vivaci della citta’ nella quale era attivo una sorta di comitato che comprendeva, tra gli altri, Stefano Romeo, Girolamo Arcovito, Domenico Muratori, Antonino Plutino, Domenico Spano’ Bolani, Giovanni Carrozza, Antonio Furnari, Cosimo Repaci e ancora Gian Domenico Romeo, di Santo Stefano di Aspromonte, i fratelli Antonino e Agostino Plutino, Casimiro De Lieto e il canonico Paolo Pellicano, che con la sua partecipazione dimostra come la stessa Chiesa fosse divisa in merito alla stessa Unita’ d’Italia.
Nel giugno del 1847 venne presa la decisione di promuovere una insurrezione nell’area dello Stretto, sia a Messina che a Reggio Calabria. Nonostante che a Messina la rivolta fosse stata anticipata di un giorno, svelando cosi’ le trame dei rivoltosi, a Reggio si procedette come stabilito e il 2 settembre la città cadde in mano ai rivoltosi tra i quali operava anche il sacerdote di Sant’Alessio d’Aspromonte Francesco Surace, mentre la rivolta si propagava in altri distretti della provincia.
La sera del 2 settembre fu costituita una Giunta provvisoria presieduta da Paolo Pellicano, ma era evidente che senza l’apporto di Messina e di altre forze rivoluzionarie il tentativo, al pari di altre esperienze mazziniane, era destinato al fallimento.
La rivolta preoccupo’ il governo borbonico che da Napoli invio’ le navi Il Ruggiero e Il Guiscardo, con circa tremila uomini, al comando del generale Nunziante che riconquisto’ la citta’ dando avvio ad una opera di repressione spietata che riguardo’ anche il distretto di Gerace con la fucilazione di Michele Bello, Pier Domenico Mazzoni, Gaetano Ruffo, Domenico Salvadori e Rocco Verduci (i cosiddetti Martiri di Gerace). A Reggio Calabria Domenico Romeo fu ucciso e decapitato.
Altri riuscirono a mettersi in salvo come i Fratelli Plutino. Ad altri la pena capitale fu commutata con in ergastolo.