19 Febbraio 2021
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RETRIBUZIONI MAGGIORATE AL CORAP CALABRIA, QUATTRO INDAGATI
Guardia di finanza sequestra beni per 169 mila euro
di REDAZIONE
CATANZARO – 19 FEBBRAIO 2021 – Beni per 169 mila euro sono stati sequestrati dai finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro a tre dirigenti del Corap (Consorzio Regionale delle Attività Produttive) della Calabria perché avrebbero percepito indebitamente maggiori retribuzioni tra il 2018 ed il 2019.
Il provvedimento è stato emesso dal gip a conclusione di un’indagine diretta dai pm Chiara Bonfadini e Anna Chiara Reale con il coordinamento del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e del procuratore Nicola Gratteri.
I tre dirigenti, Pasqualino Filella, di 42 anni, di Paola (Cosenza), Francesco Rechichi (55), di Reggio Calabria e Filippo Valotta (57), di Vibo Valentia sono indagati per peculato. Per lo stesso reato è indagata anche il commissario straordinario pro tempore del Corap Maria Rosaria Guzzi (68) di Castrolibero (Cosenza).
Le indagini sono state avviate nel 2020 dal Nucleo di polizia economica-finanziaria della Guardia di finanza di Catanzaro in collaborazione con la Sezione di Pg della Guardia di finanza presso la Procura, dopo una denuncia del revisore unico del Corap, con la quale erano state segnalate irregolarità nella retribuzione in favore dei dirigenti, sin dal momento del loro transito dagli ex Consorzi Provinciali Asi (Area di Sviluppo Industriale) al neo-istituito Corap.
Dagli accertamenti sarebbe emerso che i dirigenti avevano sottoscritto, con il Commissario straordinario, accordi con i quali la retribuzione era stata correttamente parametrata a quanto previsto Contratto collettivo nazionale. Nei fatti, invece, per l’accusa, dopo soli 10 mesi dalla sottoscrizione, ai tre sarebbero stati riconosciuti ulteriori assegni ad personam, per un totale di circa 170.000 euro.
La maggiore retribuzione era stata “contabilizzata” e corrisposta in forza di scritture private tradotte dal Commissario straordinario con propri decreti.
Dalle indagini sarebbero emerse irregolarità nei provvedimenti di spesa adottati da Guzzi poiché, in accordo con i dirigenti indagati e in violazione a quanto previsto dalle norme, non aveva mai trasmesso alla Giunta regionale, entro il termine di 10 giorni dall’adozione del provvedimento, gli atti amministrativi e di gestione che avrebbe avuto l’obbligo di inviare.