31 Gennaio 2019
170
“REVENTINUM”, TORNANO LIBERI MEZZATESTA, TUTUIANA E ROPERTI
Indagati per una serie di reati nell’ambito di una vera e propria faida scaturita per la supremazia del controllo dell’area montana della provincia di Catanzaro
di REDAZIONE
PRESERRE (CZ) – 31 GENNAIO 2019 – Sono stati rimessi in libertà Giovanni Mezzatesta, 43 anni, Livio Mezzatesta, 40 anni, Ionela Tutuiana, romena di 42 anni e Giuliano Roperti, 50 anni, sottoposti a fermo di indiziato di delitto nell’ambito della cosiddetta operazione “Reventinum”.
Fermo che poi fu tramutato in custodia cautelare. Il provvedimento di fermo fu emesso dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri. Ai i destinatari del fermo venne contestata una serie di reati nell’ambito di una vera e propria faida scaturita per la supremazia del controllo dell’area montana della provincia di Catanzaro.
Livio Mezzatesta e Giovanni Mezzatesta, ai quali viene contestata l’associazione a delinquere di stampo mafioso, difesi dagli avvocati Gigliotti e Giancarlo Pittelli durante l’interrogatorio di garanzia risposero alla domande del Gip respingendo ogni addebito e chiarendo il contenuto delle intercettazioni ambientali e telefonica a cui furono sottoposti evidenziarono come in alcuni passi delle intercettazioni esprimessero stima per il lavoro svolto dal Procuratore Gratteri auspicando ulteriori risvolti rispetto all’omicidio di Gregorio Mezzatesta. Giuliano Roperti è difeso da Marco Vigani.
A uno dei principali indagati, Pino Scalise, viene contestato sequestro di persona nei confronti dell’avvocato Francesco Pagliuso, ucciso in un agguato il 9 agosto 2016 a Lamezia Terme. Il sequestro sarebbe avvenuto 2 anni prima.
Per il delitto, nel 2018, è stato arrestato Marco Gallo, ritenuto dall’accusa un sicario a pagamento. Per gli inquirenti, Pagliuso sarebbe stato ucciso per una vendetta trasversale ed in particolare perche’ difensore di Domenico Mezzatesta, l’ex vigile urbano che insieme al figlio Giovanni uccise, nel 2013 in un bar di Decollatura, Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo, ritenuti vicini alla famiglia Scalise.