RIMANERE IN CRISTO PER SEMINARE SPERANZA: CELEBRATA LA MESSA CRISMALE NELLA CONCATTEDRALE DI SQUILLACE

Una delle liturgie più significative dell’anno: in essa il vescovo consacra il sacro Crisma e benedice gli oli dei catecumeni e degli infermi, segni sacramentali della salvezza che si dispiega nella vita del popolo di Dio
di REDAZIONE
– SQUILLACE (CZ) – 17 APRILE 2025 – Nella suggestiva cornice della Basilica Concattedrale “Santa Maria Assunta” di Squillace (CZ), si è celebrata la solenne Messa del Crisma, presieduta da S.E. Mons. Claudio Maniago, Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace. Una celebrazione che ha raccolto l’intero presbiterio diocesano, i religiosi e i diaconi, i seminaristi e un’assemblea numerosa e partecipe di fedeli laici, in una comunione viva e concreta attorno al proprio Pastore.
La Messa del Crisma è una delle liturgie più significative dell’anno: in essa il vescovo consacra il sacro Crisma e benedice gli oli dei catecumeni e degli infermi, segni sacramentali della salvezza che si dispiega nella vita del popolo di Dio. In questo contesto, tutti i presbiteri rinnovano pubblicamente le promesse sacerdotali, manifestando visibilmente l’unità e la comunione con il proprio vescovo.
Con tono profondo e coinvolgente, l’Arcivescovo ha offerto alla comunità riunita una riflessione intensa sulla missione della Chiesa oggi, a partire dall’esperienza personale e comunitaria della speranza.
«Tutti siamo chiamati a riscoprire il battesimo e tutti gli altri sacramenti – ha detto –, come strumenti di salvezza soltanto nella misura in cui si manifestano come servizio, offerta di sé, sulle orme di quel Gesù che non è venuto per farsi servire ma per servire». Un richiamo forte a un cristianesimo incarnato e testimoniato nella vita di ogni giorno. Mons. Maniago ha posto l’accento sulla necessità di una spiritualità radicata nell’Eucaristia, che permetta ai cristiani di essere tralci fecondi della vite che è Cristo, capaci di portare frutti di gioia, amore, pace e soprattutto speranza.
In un tempo segnato da disincanto, confusione e incertezze – ha proseguito l’Arcivescovo – il compito del cristiano non è quello di rincorrere strategie o “ricette” pastorali, ma di restare unito al Risorto, diventando testimone autentico. «La gente – ha osservato – non ci giudica dalle parole, dalle dichiarazioni che facciamo, ma da come ci comportiamo, dalla gioia e dalla pace che comunichiamo, dalla speranza con cui sappiamo leggere la storia e la vita, persino gli avvenimenti dolorosi». La speranza cristiana non è ottimismo ingenuo, ma fiducia incrollabile nel Dio che agisce, che salva, che ci chiama ad una vita nuova.
Un altro punto centrale dell’omelia è stato il richiamo alla corresponsabilità ecclesiale: la Chiesa è fatta di vocazioni diverse ma ugualmente dignitose, chiamate a lavorare insieme, in sinodalità, per costruire una testimonianza comune di speranza. «È infatti terminato il tempo della “buona volontà” e dei liberi battitori – ha affermato Mons. Maniago. Oggi pastori e fedeli devono essere persone di sana spiritualità e solida umanità, che sanno e scelgono di lavorare insieme». Un invito chiaro a superare individualismi e vecchie strutture, per dare spazio a uno stile evangelico autentico, trasparente, ospitale, capace di intercettare i bisogni dell’uomo di oggi.
Nel cuore della celebrazione, il momento del rinnovo delle promesse sacerdotali ha rappresentato un segno forte di unità. Ogni sacerdote ha rinnovato davanti al vescovo e al popolo il proprio “sì” al servizio della Chiesa, nella fedeltà al Vangelo e alla fraternità presbiterale.
A seguire, l’Arcivescovo ha benedetto l’olio dei catecumeni e quello degli infermi, e ha consacrato il sacro Crisma, segno della grazia sacramentale che si diffonde nella vita del popolo di Dio.
Nel cammino verso il Giubileo, ha concluso l’Arcivescovo, «non solo nelle parrocchie siamo chiamati a seminare speranza, ma nelle famiglie, nelle scuole, nelle istituzioni, nella cultura, nella politica, nei luoghi di aggregazione… cioè tutti quei luoghi dove la gente, oggi, spende la maggior parte del suo tempo». È tempo, per ogni cristiano, di riscoprire la propria vocazione battesimale come “pietra viva” nella costruzione del Regno, di vivere una fede incarnata, semplice, essenziale. Perché – ha detto Mons. Maniago con forza – «se siamo contenti noi, inviteremo anche altri a condividere la nostra gioia».
La Messa del Crisma ha così segnato un momento alto della vita diocesana, un rinnovato invito a vivere la comunione, la missione e la speranza come dimensioni quotidiane della fede. In un tempo che sembra chiudere le porte al trascendente, la Chiesa di Catanzaro-Squillace sceglie di “rimanere in Cristo” per portare frutti buoni, duraturi, visibili. Frutti di speranza, per un mondo che ne ha un bisogno immenso.