19 Febbraio 2020
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“SEGNALE D’ALLARME”, IL TEATRO DEL GRILLO DI SOVERATO TRA IMMAGINARIO E REALTÀ
Con Elio Germano uno dei primi esperimenti dei primi esperimenti di teatro in realtà virtuale. Allo spettatore occhiali immersivi e cuffie, per una visione a 360 gradi dello spettacolo
di REDAZIONE
SOVERATO (CZ) – 19 FEBBRAIO 2020 – Il Teatro del Grillo si appresta ad ospitare uno dei primi esperimenti di teatro in realtà virtuale.
Lo farà sabato e domenica prossimi, ore 17: 00 e 20: 45, con lo spettacolo “Segnale d’allarme. La mia battaglia VR”, scritto da Elio Germano ( che è anche regista assieme a Omar Rashid) e Chiara Lagani.
«Che il nostro appello si diffonda a ogni individuo che vogliamo avvicinare a noi: il passato è stato illuminato da una nuova e millenaria generazione di Italiani!»
Un attore, o forse un comico, ipnotizzatore non dichiarato, durante uno spettacolo di intrattenimento, manipola gli spettatori in un crescendo di autocompiacimento, anche verbale, fino a giungere, al termine del suo show, a una drammatica imprevedibile svolta.
Portatore di un muto volere collettivo diffuso nell’aria, l’artista da figura autorevole si farà a poco a poco sempre più autoritario, evocando lo spettro di un estremismo di ritorno travestito da semplice buon senso.
Appellandosi alla necessità di resuscitare una società agonizzante, tra istanze ecologiste, nazionaliste, socialiste, planetarie e solitarie, mutuali e solidali, tra aneddoti e proclami, tra appelli appassionanti e affondi lirici deliranti, il nostro trascinerà l’uditorio, in un crescendo pirotecnico, a una straniata sospensione tragica fino a condurlo a una terribile conseguenza finale.
Segnale d’allarme è la trasposizione in realtà virtuale de La mia Battaglia, spettacolo tratto dalla traduzione italiana di Mein Kampf di Adolf Hitler.
L’esperienza permette allo spettatore, attraverso i visori, di rivivere la pièce teatrale dalla prima fila immergendosi completamente fino a confondere immaginario e reale.
Un tema importante nel quale il testo di Germano e Lagani ci trascina con intelligenza.
Chi indossa il visore si ritrova nel bel mezzo della platea, seduto tra gli altri, a tifare per questo o quel concetto, a partecipare attivamente al dibattito in un gioco metateatrale e al contempo metacinematografico.