19 Agosto 2019
85
SERRA, IL “BALLO DEL CIUCCIO” SI “PIEGA” ALLE AUTORITÀ
Il fantoccio “costretto” a stare fermo durante storica manifestazione in occasione festa San Rocco. Il Comitato: “Decisione imposta per motivi di sicurezza”
Fonte: ILVIZZARRO.IT
SERRA SAN BRUNO (VV) – 19 AGOSTO 2019 – È una delle massime manifestazioni folkoristiche della Calabria, una tradizione che affonda le sue radici nei riti più antichi, ma che non ha mancato di causare critiche e polemiche per le modalità a dir poco inedite con cui è stata svolta.
Si tratta del tradizionale “Ballo del Ciuccio”, messo in scena ogni anno nella sera del 16 agosto in occasione della festa celebrata a Serra San Bruno in onore di San Rocco.
Un’occasione in cui la comunità ritrova il senso dello stare insieme e lo condivide con gli emigrati tornati nella terra d’origine per le feste estive e con i turisti pronti ad assistere allo spettacolo del feticcio a forma di asino che danza tra la folla arricchito di lucenti fuochi d’artificio.
Quest’anno, però, il Ciuccio, su disposizione delle autorità competenti, è rimasto “fermo”, privo della mobilità resa dal sostegno di alcun ballerino.
Una decisione che non ha mancato di scaturire lo sfavore del nutrito pubblico presente nel parco di San Rocco e che ha quindi reso necessario il chiarimento a riguardo da parte dei promotori della manifestazione.
«In merito al “Ballo del Ciuccio” – ha spiegato il Comitato per la festa di San Rocco – esprimiamo il più sincero rammarico e comprendiamo quello di chi, serrese e no, è (sarebbe meglio dire, era) innamorato di questa tradizione.
Il Ciuccio è tradizionalmente associato alle feste popolari dei Santi Rocco e Girolamo. Ieri, a malincuore, ci siamo sentiti stringere il cuore nell’assistere allo spettacolo che ci è stato imposto dalle autorità di Pubblica sicurezza, in base alle normative vigenti in materia di fuochi pirotecnici.
I fischi rivolti dalla platea, vi possiamo assicurare, sono stati anche i nostri fischi.
Con rammarico ci tocca però constatare come solo a Serra e per Serra valgano le normative. Con dispiacere, ci verrebbe da dire, solo noi siamo costretti a rispettare norme che altrove non valgono. Abbiamo lottato nelle sedi opportune, non ci è stato accordato ascolto. Non ci sentiamo in dovere di chiedere scusa, perché non è una nostra mancanza.
Anzi, per l’affetto che ci lega alle nostre tradizioni, il nostro cuore piange più di tutti perché ieri è morta una tradizione secolare e non abbiamo fiducia che si possa riprendere facilmente».
Uno sfogo amaro che potrebbe servire magari in futuro a ripristinare le modalità di “normale” svolgimento di un rito tanto atteso da grandi e piccini.