SOVERATO (CZ) – Progetto Gutenberg, l’istituto Salesiano c’è
Per il secondo anno consecutivo il liceo classico “Sant’Antonio da Padova” si è confrontato direttamente con gli autori sugli spunti offerti dal panorama letterario
di Gia. RO.
SOVERATO (CZ) – 13 MAGGIO 2015 – Per il secondo anno si rinnova anche per il Liceo Classico “S. Antonio di Padova” di Soverato la presenza al “Gutenberg”, e dunque anche quest’anno è data la possibilità ad alunni e insegnanti di parlare e di confrontarci su spunti offerti dal panorama della letteratura direttamente con gli autori, nel tentativo di promuovere e perfezionare tutte quelle attività dialettiche che mirino alla dianoia di platonica memoria.
Tra l’altro gli incontri del 7 e 8 maggio con Maria Pia Pattoni, Antonio Moresco e Riccardo Guido hanno avuto l’ulteriore pregio di distinguersi per l’eterogeneità delle tematiche e degli approcci, passando dalla scientificità della ricerca accademica della professoressa Pattoni allo sperimentalismo narrativo di un autore “oracolare” come Moresco per finire con la nettezza dell’inchiesta documentaria di Guido.
Come Liceo Classico siamo stati particolarmente lieti di aver avuto con noi la professoressa Maria Pia Pattoni, docente di letteratura greca e storia del teatro greco e latino presso l’Università Cattolica di Brescia, che ci ha parlato di “Dafni e Cloe” di Longo Sofista, opera appartenente al cosiddetto genere del romanzo di età ellenistica, di cui l’autrice ha curato una recente edizione per la Bur. Dafni e Cloe rientrano a pieno titolo nel novero delle coppie di innamorati celebri della letteratura, al pari di Romeo e Giulietta, Paolo e Francesca, Tristano e Isotta, e se magari rispetto a queste ultime la fama dei nostri due protagonisti è minore è perché, in coerenza con il genere cui appartengono, la loro storia d’amore al contrario di quella degli altri va a finire bene, e chissà perché a noi tendono a piacere di più gli amori sfortunati.
Al di là di questo, “Dafni e Cloe” è soprattutto il prodotto più originale del romanzo ellenistico e questa originalità è legata in primo luogo alla sua struttura, a metà tra il genere bucolico e il romanzo, con i protagonisti che sono appunto due pastori che vivono nella natura idealizzata dell’isola di Lesbo da “mulino bianco”, come piace immaginare ancora oggi a noi, profondamente intrisi di cultura “cittadina”, la vita in campagna, come luogo di svago, relax e sentimenti semplici.
È quest’ultimo però uno dei tanti aspetti che rende quest’opera straordinariamente moderna, anticipatrice, come ci ha ricordato la prof.ssa Pattoni, della letteratura erotica di età moderna, capace di fornire ancora oggi pagine di puro intrattenimento, da libro “da comodino”, anche per coloro che non sono addetti ai lavori. Merito tuttavia dell’autrice, nell’ampia introduzione all’opera da lei curata, è quello di averci ricordato che si tratta di un’opera stratificata nei suoi contenuti, con complessi e raffinati richiami alla tradizione letteraria greca precedente, dall’epica alla tragedia, disseminati in tutta l’opera e che ci proiettano in orizzonte letterario che va ben al di là della pura letteratura d’evasione.
Nel secondo incontro abbiamo avuto l’opportunità di vivere un intenso incontro con uno dei protagonisti della letteratura italiana contemporanea, Antonio Moresco, autore de “La lucina”, che ha inoltre da poco pubblicato “Gli increati”, ultima sua fatica, con la quale chiude una trilogia letteraria iniziata più di trenta anni fa con gli “Esordi”.
Come l’autore stesso ci ricorda nella prefazione de “La lucina”, quest’opera è allo stesso tempo un testamento e un’anticipazione della sua ultima opera. È anche un “piccolo” libro, di appena 167 pagine, soprattutto se lo si confronta con le dimensioni di opere come appunto “Gli increati” o “Canti del caos”, e tuttavia in esso si condensano, come in un atomo compatto, temi di respiro universale come la meditazione sull’esistenza, la solitudine, il significato del dolore. Il tutto seguendo il filo conduttore narrativo di una “ricerca” da parte dell’anonimo protagonista e di un’intensa amicizia tra il protagonista stesso e un bambino soprannominato Stucco, che è l’altro grande importante personaggio del romanzo e che ha suggerito ai critici letterari analogie con uno dei più teneri protagonisti della letteratura mondiale, il “Piccolo principe”.
Ma al di là di quelli che possono essere i rimandi o gli echi letterari dell’opera, che vanno dal “Don Chisciotte” di Cervantes al principe Myškin di Dostoevskij, il merito di un’opera come “La lucina” è anche quello di riconfortarci e riconciliarci ad un’idea di letteratura che non è solo mettere “quattro parole in croce” per raccontare una storia come tante, ma che è passione narrativa, ricerca di stile e profondità di concetti, che è costante colloquio sull’umanità e con l’umanità e che quindi merita davvero di essere letta e meditata.
Nell’ultimo incontro la discussione su “Salvo e le mafie”, ben riuscita commistione tra inchiesta giornalistica e graphic novel, è stata il punto di partenza per il conseguimento dell’obiettivo primario del libro stesso: parlare di “mafie” per tener desta l’attenzione su di un fenomeno che, come ci ha ricordato l’autore, è stato depotenziato anche dall’informazione esponenzialmente cresciuta intorno ad esso nel corso degli anni, al punto da corroborare testi come quelle del giudice Gratteri, in prima linea nella lotta alla ‘ndrangheta, secondo cui un esercito d insegnanti costituirebbe una delle più efficaci mosse dello Stato contro la criminalità organizzata.
Ed è questo un altro degli obiettivi di “Salvo e le mafie”, non a caso indirizzato ad un’utenza privilegiata di giovanissimi, insegnare e promuovere la formazione di quella coscienza civica che deriva anche e soprattutto dalla pratica di una pedagogia della corretta informazione.