11 Dicembre 2014
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SQUILLACE (CZ) – L’antica via che congiungeva lo Ionio con il Tirreno
- La “Tabula Peutingeriana” in cui era segnata l’antica via
Si trattava di una Trasverale, indicata nella “Tabula Peutingeriana, che attraversava il territorio di Squillace, fra l’area archeologica di “Scolacium” e l’attuale frazione marina squillacese
Articolo e foto di Salvatore Taverniti (Gazzetta del Sud, mercoledì 10 dicembre 2014)
SQUILLACE (CZ) – 10 DICEMBRE 2014 – Dopo il ritrovamento del selciato di una strada antica, di probabile origine tra fine epoca romana e inizio medioevo, durante i lavori della “Trasversale delle Serre”, viene alla mente degli studiosi l’esistenza di una lunga via, indicata nella “Tabula Peutingeriana” (una grande carta stradale dell’Impero Romano), che, partendo da “Castra Hannibalis” (l’odierna Cropani e i suoi dintorni) passa da “Scolacium” e raggiunge Vibo Valentia.
Un’antica trasversale che collegava Jonio e Tirreno. Una grande “infrastruttura” che attraversava il territorio di Squillace, fra l’area archeologica di “Scolacium” e l’attuale frazione marina squillacese, per salire, lungo il fiume Alessi, fino all’attuale Stalettì, dove vi è un lastrico che potrebbe essere di strada romana.
Su questa via di comunicazione, abbiamo chiesto lumi allo storico calabrese Ulderico Nisticò, il quale sottolinea che l’antica trasversale «lambendo la “Palatina”, il cui nome ricorda importanti edifici antichi, seguiva l’attuale strada provinciale 171 in due tronchi, interessando i territori di Stalettì, Montauro, Gasperina, Montepaone, Petrizzi, Palermiti, Centrache, Cenadi, Olivadi, San Vito Jonio, Chiaravalle Centrale; da lì raggiungeva il monte Cucco e l’Angitola».
«E’ notevole – aggiunge lo studioso – che, in agro di Olivadi, si indichi un sentiero, rivolto verso Squillace, dal nome latino di “Veteru”, cioè antico. Tracce di età classica lungo questa strada non sono state mai cercate con indagine scientifica».
«Nel Vibonese – conclude Nisticò – i lavori della “Trasversale delle Serre” hanno portato alla luce casualmente un resto dell’arteria. Ovviamente le attività sono state interrotte, e la strada antica, se c’è, ha fermato la nuova. Giusto, ma in ritardo. La legge 163 del 2006 obbliga le ditte appaltatrici a effettuare indagini archeologiche preventive, come si fa con quelle geologiche, ma, almeno nel Sud, viene quasi sempre ignorata e nessuno si affanna a farla rispettare. Sarebbe il caso che chi di competenza prestasse attenzione».