SQUILLACE (CZ) – “SOLIDARIETÀ & ACCOGLIENZA”: PRIMA AIUTARE, POI CHIEDERE
Inaugurato ieri, con l’apertura ufficiale della struttura, il progetto di contrasto all’emergenza abitativa “Prima gli ultimi”
di Franco POLITO
SQUILLACE (CZ) – 5 FEBBRAIO 2017 – Emergenza abitativa: una spina dolente sul pianeta “nuovi poveri”.
Oggi una realtà molto diffusa nelle città metropolitane. In un futuro dietro l’angolo potrebbe arrivare pure nei piccoli centri. Anche quelli nostrani. Molti snobbano il problema. Altri hanno deciso di affrontarlo prevenendo i tempi.
Sardo Bruzzese, imprenditore del posto, ha “aperto” a Squillace una sezione dell’ l’Organizzazione di Volontariato “Ospitalità & Accoglienza”. L’ha fatto in silenzio. Con l’aiuto di alcuni volontari ha “riorganizzato” la residenza di famiglia di viale Cassiodoro e dai primi dello scorso gennaio ha fatto decollare il progetto “Prima gli Ultimi”.
Ieri pomeriggio, tra amministratori locali e del comprensorio, giornalisti e cittadini, l’apertura ufficiale, volutamente successiva alla “messa in moto della struttura”, con un convegno dedicato all‘emergenza abitativa come risposta ai bisogni del territorio tra solidarietà e mercato.
«Il nostro obiettivo – ha detto Bruzzese – è dare un alloggio a chi non può permettersi una casa e vive situazioni di disagio». Tradotto, “Solidarietà & Accoglienza” offre pensione completa a un costo minimo per un massimo di 29 giorni. Attualmente i posti disponibili sono 8. «Siamo partiti con una “raccolta fondi in rete” – ha aggiunto – coinvolgendo le amministrazioni comunali del comprensorio, gli enti e le altre associazioni».
L’intento è di allargare l’offerta a 14 posti e indirizzarla anche chi non può permettersi di pagare nemmeno il minimo. Questione di solidarietà. Ma per di più di economia visto «che per iniziare – ha concluso – siamo ricorsi al micro credito». E se aiuto chiama aiuto un primo riscontro è arrivato dall’amministrazione comunale di Vallefiorita. Altri dovrebbero arrivarne. Anzi, ne devono arrivare!
Povertà ma non solo. Come ha ricordato Antonio Macrì, presidente nazionale dell’Associazione Nazionale “Ospitalità & Accoglienza”, il sodalizio è nato nel 2006 per fronteggiare l’alluvione di Bova Marina. Poi ha sviluppato la sua azione fino a ricomprendere la tutela delle donne e l’assistenza socio – sanitaria. Da soli è difficile farcela. Servono gli appoggi. Tanti e da più parti. «L’augurio – ha sottolineato Macrì – è che questa sia la prima di tante iniziative del genere e che, in un momento di forte crisi economica, le istituzioni ci diano una mano a sollevare le difficoltà della gente».
Un ruolo può e deve giocarlo anche l’informazione. La conduttrice televisiva Maria Podigora ha assicurato che affronterà la questione nel suo programma “Il salotto di Maria” in onda su una rete locale.
Perché la realtà va guardata nella sua drammatica oggettività che investe la dignità umana e coinvolge il meccanismo dell’inclusione sociale. La prima causa del fenomeno dei “senza tetto” è la povertà. La maggior parte sono anziani «ma in città – ha spiegato il sociologo dell’Asp di Catanzaro Franco Caccia – sono molti i giovani che, perso il lavoro, si ritrovano senza alloggio».
Può da solo far tutto il volontariato? «Certamente no. – ha concluso Caccia – Servono gli interventi pubblici, magari captando i fondi europei a ciò destinati, e serve fare in modo che iniziative simili diventino “sistema” e “rete” del territorio in un progetto chiaro e definito».
E nelle maglie della trama non può non finirci la Regione Calabria. «Le politiche sociali – ha assicurato il presidente della Commissione Regionale Speciale contro la ‘Ndrangheta Arturo Bova – sono tra i primi posti della nostra agenda politica. Di fronte a certi argomenti non ci tireremo indietro. Lunedì (domani) riferirò personalmente al presidente Mario Oliverio di quanto successo stasera».
Bova ha guardato al futuro e ai nuovi, possibili, scenari sociali. «Al momento – ha concluso – il problema “senza tetto” è più di città ma presto arriverà anche dalle nostre parti. Dovremo farci trovare pronti attivando per tempo tutti gli anticorpi necessari ad arginare il fenomeno che non riguarda solo, come da luogo comune, gli extracomunitari, ma anche nostri, e spesso, insospettabili concittadini».