26 Maggio 2016
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SQUILLACE (CZ) – STORIA DI “ORDINARIA BUONA SANITA’”
Donna squillacese in una lettera loda e ringrazia senza riserve il personale del reparto di Ortopedia dell’ospedale di Soverato per il trattamento ricevuto
di Salvatore TAVERNITI
SQUILLACE (CZ) – 25 MAGGIO 2016 – Per una volta, non una critica al sistema sanitario, ma un giudizio positivo, per mettere in risalto un’eccellenza del territorio.
La signora Grazia Totino è una maestra in pensione e abita a Squillace Lido. Nei giorni scorsi si è recata nel centro storico per una visita ambulatoriale al polo sanitario territoriale. Ironia della sorte, a causa di una caduta nell’area antistante la struttura sanitaria, viene trasportata d’urgenza all’ospedale di Soverato. La sentenza è un po’ preoccupante: l’incidente le ha causato la frattura del femore, per cui viene ricoverata, in vista dell’inevitabile intervento chirurgico.
La preoccupazione assale la signora Grazia e i suoi congiunti, perché sulla sanità calabrese i giudizi sono spesso negativi. Ma, alla fine, la donna si dice pienamente soddisfatta del trattamento, tanto da prendere carta e penna e, dal letto di casa sua, dove attualmente è costretta per la necessaria convalescenza postoperatoria, ha scritto poche righe per esprimere la sua gratitudine per il lavoro svolto dal personale dell’ospedale.
Desidererei ringraziare – si legge nella breve lettera – con sentimenti di doverosa stima i medici del reparto ortopedico dell’ospedale di Soverato, il primario Domenico Menniti e i dottori Candida Barone, Bruno Petitto, Michele Calabretta e Antonio Truglia, per la loro encomiabile professionalità e umanità. Naturalmente il mio grazie va anche all’intera équipe infermieristica della sala operatoria e del reparto, ai fisioterapisti, al personale delle pulizie e ai bravi tirocinanti».
Si parla spesso e giustamente delle cose che funzionano male, ma occorre anche evidenziare gli episodi di “buona sanità”, specie se si verificano in strutture che qualcuno penserebbe di ridimensionare o addirittura di chiudere.