16 Febbraio 2018
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STALETTI’ (CZ) – ROSARIO CASALENUOVO CONFERMATO “ISPETTORE ONORARIO” BENI CULTURALI
Riceviamo e pubblichiamo:
STALETTI’ (CZ) – 16 FEBBRAIO 2018 – «Si porta a conoscenza degli organi di Stampa, dei soci di Archeoclub d’Italia nonché degli amici e simpatizzanti tutti dell’Associazione che, al nostro Presidente, è stato rinnovato l’incarico di “Ispettore Onorario”, con provvedimento emanato dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (Direzione Generale Archeologica Bella Arti e Paesaggio, Servizio I).
Il documento, datato 18 dicembre 2017, a firma del Direttore Generale Caterina Bon Valsassina, recita, tra l’altro, che l’incarico di cui all’oggetto, comporta «… la tutela e la vigilanza dei Beni Architettonici e Paesaggistici nelle provincie di Catanzaro, Cosenza e Crotone, nei Comuni di Stalettì, Gasperina, Montauro e Amaroni (CZ)».
Trattasi di rinnovo della carica in quanto il Nostro ha già ricoperto l’incarico per ben altre due volte: la prima, per gli anni 1983-85, con D.M. del 14.01.83; la seconda, per il triennio 1999-2002, con D.M. del 20.1.1999.
A questonuovo decreto si è pervenuti a seguito della proposta da parte della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di Catanzaro, Cosenza, Crotone, avanzata nei confronti del Segretario Regionale per la Calabria, visto il parere della Prefettura di Catanzaro.
In esso, a motivazione del nuovo incarico, si legge testualmente: «TENUTO CONTO della particolare capacità professionale, culturale, scientifica e della concreta esperienza maturata nel settore, che rendono particolarmente utile, per la succitata Soprintendenza, la collaborazione del Prof. Rosario Casalenuovo per l’espletamento dell’incarico onorifico».
Divulghiamo la notizia, per correttezza, solo ad avvenuta ricezione della comunicazione del provvedimento di rinnovo della nomina, (datata 24.01.2018, a firma del Dr. Mario Pagano, dirigente della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di Catanzaro Cosenza e Crotone), trasmessa al sottoscritto ed alle autorità comunali e militari nonché alla Segreteria Regionale per la Calabria del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo di Roccelletta di Borgia, a S.E. il Prefetto di Catanzaro ed a S.E. l’Arcivescovo di Catanzaro-Squillace.
Ribadiamo che il campo di azione dell’incarico si estende al territorio dei comuni di Stalettì, Montauro, Gasperina ed Amaronidove, l’operato del Casalenuovo ha prodotto buoni frutti se è stato in grado di fermare non pochi scempi.
Operato che si può in parte ricostruire, sia pur per grandi linee, attraverso la relazione datata 07.09.2016, inviata al Ministero dall’interessato in vista del rinnovo della nomina, nella quale traspare la personalità del dell’uomo continuamente ispirato dall’amore che ha verso la sua terra, amore che non lo ricambia con nessuna prebenda ma con la forza di un impegno costante, quotidiano, senza tregua e con la gioia che prova nello stesso momento in cui opera, in qualità di:
– giornalista:quale corrispondente locale della testata “Gazzetta del Sud”, con la quale ha collaborato per oltre 25 anni, sin dal 1990, che gli ha permesso di essere l’autore, tra l’altro, di pagine volte alla conoscenza dei nostri Beni, alla sensibilizzazione delle autorità e dell’opinione pubblica;ed ancora dal 1992 al 1995, di corrispondente, del periodico L’Opinione;
– di collaboratore delle testate giornalistiche: il Corriere di Roma, Calabria Sconosciuta e Nuova Impronta di Roma, di cui è stato redattore dall’anno 1995 al 1997; ed ancora dei periodici Calabria, Il Quotidiano, Calabria Letteraria, Fiore di Pietra, Jonio Star;
– di presidente della sede locale dell’Archeoclub d’Italia, sin dal 1991, che gli ha consentito nel tempo di organizzare convegni con tematiche appropriate, tutti svoltisi nel santuario di San Gregorio di Stalettì, alla presenza di autorità di rilievo, aventi come moderatore il giornalista dott. Pietro Melia e ripresi, tra l’altro, da Rai Tre.
– di autore di diverse pubblicazioni riguardanti i Beni Culturali di questa fetta di Calabria, per i quali è stato insignito del “Premio della Cultura anno 2002”, da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri: «… per la pregevole attività svolta nel settore della storia locale».
E’ evidente, quindi, come risulti difficile fare una distinzione della sua attività nei sei anni di carica di Ispettore, se “immersa” nel contesto complessivo di un fare quotidiano di cui sopra, così come è difficile fare della stessa la sola elencazione cronologia.
Più utile e consono, allora, sarà ricordare i momenti più significativi dell’operato del nostro Presidente, iniziati proprio nel momento forse più buio, antecedenti o corrispondenti alla sua prima nomina: oscuri, per le contrade tutte del versante ionico del catanzarese, ma soprattutto per le sponde di questa perla dello Jonio che è il promontorio di Stalettì, preso d’assalto dall’abusivismo edilizio, a volte “legalizzato”.
Momenti significativi, in quanto, forse più che altri, sono divenuti fatti concreti, risultati evidenti.
E’ del 1978 la scoperta, dietro ricerche e lavori di spicconatura,delle arcate in pietra granitica che adornano l’abside della Chiesa del Santuario di San Gregorio Taumaturgo, già cenobio basiliano, posto in Stalettì;e, sempre nello stesso monumento, di altri significativi segni di antico quali quelli della cappella oggi dedicata a San Antonio da Padova (vedasi l’arcata in pietra d’ingresso e la cripta posta sotto il pavimento della stessa),nelmentre operava quale Perito Edile ed impresario al restauro del Santuario.
Scoperte queste che, insieme alle pubblicazioni riguardanti i beni culturali del centro di Stalettì,gli sono valsi la prima nomina di ispettore onorarioper i Beni Culturali nel 1983.
E’sempre del 1983 la segnalazione (seguita subito da significative minacce) riferita, ai lavori di realizzazione del villaggio “Calabria mare” in Località “Santa Maria del Mare” di Stalettì, in pieni luoghi cassiodorei, volta a scongiurare la distruzione della necropoli post-romana di Scyllacium.
Solo nascondendosi dietro la denominazione “I gregoriani”, ha potuto, il Nostro, segnalare quanto alcune maestranze venivano araccontargli sistematicamente riguardo allo scempio che si operava giorno dopo giorno: la profanazione delle tombe, la distruzione delle ossa dei morti, buttate con le ruspe nel vicino burrone Lamia.
Segnalazione-denuncia avvenuta ben sette anni prima che arrivassero gli archeologi dell’École Française de Rome per dare inizio al rinvenimento, sui primi pendii del monte di Stalettì, del “Castrum quod Scyllacium dicitur”, ricordato da Gregorio Magno e risalente al VI Sec. d. C. -.
Il nostro Presidente è stato comunque l’unico in Italia a “denunciare” i fatti di “Santa Maria del mare”, così come, in questa occasione, a coniare il termine o titolo “Castrum cassiodoreo”, non accettato dalle autoritàe dagli studiosi,se non dopo diversi anni.
E’ del marzo 1996 la segnalazione (in quel periodo il nostro non copriva alcuna carica) del ritrovamento di resti murari antichi in Loc. Pignatello (ovvero Caminía Alta): si era in fase di costruzione della strada, che da Stalettì porta nella Frazione di Pietra Grande, lavori che prevedevano l’annullamento completo della strada lastricata di pietre che rappresentava uno dei tratti, (l’altro guarda verso Catanzaro) della cosiddetta “Via Grande”, segnidella “romana Aquilia” sulla montagna di Stalettì.
Le insofferenze, le indignazioni suscitate sono state non solo quelle delle autorità comunali,ma di un intero paese, avendo,detta segnalazione, provocato la sospensione dei lavori per diversi mesi.
La stessa, comunque, non ha evitato la prosecuzione dell’opera, presa a cuore dalla “politica” anche a livello nazionale, intervenuta massicciamente; ha invece almeno prodotto la deviazione del tracciato per consentire di salvare, una fornace del IV sec. A.C., (a detta degli archeologi dell’École Française de Rome, che più tardi l’anno potuta visitare), dal Nostro scoperta, cosa che gli è valsala “seconda” nomina di Ispettore.
Eclatante è stata la segnalazione del Nostro(siamo nel gennaio 1995),anche tramite stampa (articolo apparso sulla Gazzetta del Sud che porta la data 15 gennaio 1995, dal titolo “Le ruspe stanno distruggendo il Castrum di Stalettì”),riferito all’azione delle ruspe in Località “Santa Maria del mare”, ovvero, sui siti cassiodorei:operazione, tra l’altro,volta adistruggere muri antichi che guardano sul burroneVulcano.
Forte è stata l’aggressione mediatica da parte della Soprintendenza di Reggio Calabria e del Sindaco di Stalettì…
L’intervento del Prefetto di Catanzaro, della Soprintenda di Cosenza, diretta dal Soprintendente Giorgio Ceraudo, che ha disposto un preciso sopralluogo, ha invece dato ragione a quanto asserito dal Nostro, come si evince nella nota del 4 novembre 1995, ripresa anche da Rai Tre, inviata alla Soprintendenza di Reggio Calabria, alle autorità ministeriali regionali, al Prefetto alla Procura della Repubblica ed all’Archeoclub nella persona del suo presidente, artefice della segnalazione.
L’autore del servizio, il giornalista Michele Gioia, tra l’altro, così si è espresso sul finire del servizio: «…Pare così che il prof. Casalenuovo abbia trovato nel nuovo Soprintendente un giusto interlocutore…».
Cosa questa, dicevamo, di grande rilievo, dalla quale è partito l’iter burocratico, sempre ad opera dell’allora Soprintendente Giorgio Ceraudo, per l’istituzione di un “vincolo paesaggistico sui territori di Stalettì ed altri comuni limitrofi”, con decreto, che porta la data del 21 dicembre 1999, decreto la cui emanazione, a parere di voci autorevoli, è da attribuire in gran parte all’opera del Nostro.
Ed ancora, poco più avanti nel tempo, grazie all’attività di cui sopra, delle rispettive Soprintendenze, degli studiosi locali e non e del sacrificio di chi ha lavorato per portare alla luce i resti del Castrum, (ci riferiamo agli archeologi francesi guidati dalla Prof.ssa Ghislaine Noyé e dal Prof. François Bougard), si è addivenuti “anche” al “vincolo archeologico” sui luoghi cassiodorei di Santa Maria del Mare di Stalettì, il cui decreto istitutivo porta la data del 26 marzo 2001.
Ricordiamo ancora brevemente che il Nostro: è stato uno dei maggiori artefici del rinvenimento, nel luglio 1991, dei resti della chiesetta bizantina di Loc. Panajía di Caminía(frazione a mare di Stalettì) da parte degli archeologi dell’École Française de Rome, grazie al suo intuito ed alla sua audacia, fondati anche sulla sua preparazione tecnica in lavori di cantiere.
Ha scoperto i resti murari di alcune torri di avvistamento, tra cui “‘a Turra” di località Gullà, quella del Palombaro, inglobata in una villa di Loc. Torrazzo di Caminía e quella inglobata in un edificio rurale in via di demolizione, di Loc. Pignatello, di Caminía alta.
Ha segnalato importanti scoperte, avvenute all’interno della Torre Ceci del comune di Montauro;
Ha scoperto e segnalato un “dolmen” in Loc. Raca di Stalettì e altri monumenti megalitici, posti sullo stesso monte, alcuni dei quali già visitati dall’allora Soprintendete regionale, Ing. Attilio Maurano accompagnato dai funzionari Sergio De Paola ed Adele Bonofiglio,scoperte tutte ripudiatedall’allora Soprintendenza di Reggio Calabria, nei confronti della quale il nostro Presidente ha inviato nel tempo richieste formali di sopralluoghi, ma senza alcun riscontro, atteggiamento questo che, in qualche modo, palesava vecchi dissapori.
…Divergenzeriscontrate, ad esempio, in certe autoritàe, manifestate nel corso di una segnalazione (era il Nostro in piena carica di Ispettore) per scavi agricoli abusivi, in Località Tannídi di Montauro, dove si è ravvisatala presenza di reperti antichi.
In questo caso, per sollecitare l’azione delle competenti autorità, in specie di quelle militari,il Nostroha dovuto impiegare la sua personale conoscenza nei confronti del Generale Roberto Conforti, allora a capo del Comando Carabinieri per la tutela del Patrimonio Culturale.
Sempre nel comune di Montauro, la sua azione datata 4.12.1999, è valsa a far demolire una struttura in c.a. realizzata dallo stesso Comune in pieno centro storico, provocando reazioni negative sia da parte di alcune autorità che nell’opinione pubblica, non pienamente consapevoli delle ricchezze artistiche della propria terra.
… Sembra, pertanto, che questa terza nomina smentisca, forse a pieno, quanto ebbe a scrivere nella presentazione del volume del nostro “Guidastorico-turistica di Stalettì”, il dott. Michele Gioia della Redazione Rai Tre di Cosenza: «…Occuparsi di Beni culturali, costa oggi ancora di più e, soprattutto, non paga. Anzi!»
…Dà, forse invece, pienamente ragione (tante per citare un qualche esempio di pubblica lode), a quelladell’On. Egidio Chiarella, in occasione della cerimonia di presentazione nel maggio 2002, svoltasi nel Convento di San Gregorio Taumaturgo di Stalettì, dei due volumi di cui il Nostro è autore: “La Grotta di San Gregorio Taumaturgo un tempo di Vulcano” ed “Alla ricerca dei anti antichi di Stalettì”.
Il Chiarella nel suo intervento, alla presenza di un folto numero di autorità, tra cui l’On Giancarlo Pittelli, Mons Antonio Cantisani, gli assessori alla cultura ed al turismo, rispettivamente, Caterina Salerno e Filippo Capellupo, lamentando la incapacità della terra di Calabria di investire sulle sue ricchezze infinite e sulla sua storia, ebbe a dire: «…storia, che può, sotto certi aspetti meravigliare, investire la coscienza dell’umanità intera, questa terra che tante volte non ce la fa, perché si perde nell’improvvisazione, perché non riesce di mandare davanti a se le ricchezze che ha sul suo territorio, nei suoi uomini.
E’ il caso di Rosario Casalenuovo e delle sue opere. Di quest’uomo solitario per le difficoltà di insistere nel nostro contesto, ad assumere ruoli forti, uomo solitario che stasera invece non è più così, perché amplifica la sua voce attraverso una riunione, questa di stasera, così autorevole, con la nostra presenza e sicuramente con l’eco che avrà al di là di queste sante mura. C’è in quello che fa, il prof. Casalenuovo, forse il seme di un cammino importante, che questa regione Calabria deve a tutti i costi modificare se vuole diventare una regione che tutti abbiano a cuore: punto di riferimento dell’intera Italia, che per la sua storia, sicuramente, potrebbe essere».
La Segreteria Archeoclub d’Italia Stalettì