«UFFICIO POSTALE CHIUSO SENZA ALTERNATIVE» A CHIARAVALLE CENTRALE, L’OPPOSIZIONE ACCUSA IL SINDACO DI «SUPINA ACCONDISCENDENZA»
Mentre in altri comuni oggetto di lavori il servizio prosegue in strutture temporanee, a Chiaravalle i cittadini dovranno rivolgersi a San Vito sullo Ionio. La minoranza chiede un consiglio comunale urgente per chiedere spiegazioni al primo cittadino Domenico Donato
di REDAZIONE
– CHIARAVALLE CENTRALE (CZ) – 29 GENNAIO 2025 – Mentre in diversi comuni calabresi i lavori del progetto Polis di Poste Italiane non hanno inficiato la continuità dei servizi, attraverso sedi temporanee, a Chiaravalle Centrale la situazione ha preso una piega diversa.
I consiglieri comunali di opposizione Vito Maida, Claudio Foti e Giuseppe Antonio Rauti tornano a lanciare dure critiche al sindaco Domenico Donato, accusandolo di aver gestito con “superficialità” la chiusura dell’ufficio postale locale, senza attivarsi per trovare soluzioni alternative a tutela dei cittadini.
“L’esempio virtuoso arriva in queste ore da Bagnara Calabra, dove l’amministrazione comunale, in accordo con Poste Italiane, ha ubicato il servizio in un container per ospitare temporaneamente l’ufficio postale” scrivono.
A Chiaravalle Centrale, invece, “la decisione di chiudere l’ufficio postale per i lavori del progetto Polis – senza prevedere una sede sostitutiva – costringerà i cittadini a rivolgersi all’ufficio di San Vito sullo Ionio”.
Una scelta che ha scatenato le proteste della minoranza: “Mentre altri sindaci negoziano soluzioni, qui si è subìto passivamente il dettame di Poste Italiane”, attaccano dall’opposizione.
“Il sindaco Donato non ha minimamente considerato i disagi per anziani e famiglie, specie chi non ha mezzi propri per spostarsi”, l’affondo di Maida, Foti e Rauti.
I tre consiglieri ribadiscono con forza la richiesta di convocare un consiglio comunale, in cui il primo cittadino sia chiamato a rendere conto delle sue scelte.
“Non è accettabile che una decisione così impattante sia stata gestita senza trasparenza.
Chiediamo di sapere perché non si sia seguito l’esempio di comuni come Bagnara, dove si è trovato un equilibrio tra innovazione e diritti dei cittadini”, concludono.