9 Gennaio 2019
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UNA RIFLESSIONE SU IMMIGRAZIONE E RAZZISMO: RACCOGLIAMO CIÒ CHE SEMINIAMO
Le nazioni europee che chiudono i porti continuano a depredare l’Africa
di Giovanni Sgrò*
PRESERRE (CZ) – 9 GENNAIO 2019 – Un italiano pesantemente insultato da un inglese sul metrò di Londra: “Tornatene nel tuo fottuto paese. Tornatene nella giungla”.
A San Siro, durante la partita tra Inter e Napoli, ululati dei tifosi nerazzurri contro i calciatori partenopei. Intanto, il ministro Salvini (che chiede di perdonare gli ultrà interisti) continua a chiudere i porti ai profughi che arrivano dall’Africa.
Nonostante ciò, il numero di persone arrivate in Europa via mare nel 2018 è stato pari a 114.941 (report della United Nations Refugee Agency).
Quattro “fotografie” che mi dicono due cose: 1) tutti, anche noi, possiamo essere potenziali vittime di razzismo e discriminazioni; 2) l’esodo di disperati nel Mediterraneo non si ferma, nonostante gli slogan e i proclami del Governo. Perchè?
Parto dal primo punto. Gli italiani all’estero hanno sempre subito l’umiliazione della xenofobia. Questo però, a quanto pare, non ci ha insegnato niente. Noi stessi siamo capaci di dividerci tra Nord e Sud, tra milanesi e napoletani, ecc. E non solo nello Sport.
Una fugace analisi del quadro occupazionale, economico e politico del nostro Paese ci fa capire quante e quali siano le differenze ancora oggi “imposte” ai meridionali per qualità della vita, servizi, infrastrutture e tanto altro.
Eppure tutti paghiamo le tasse allo stesso modo, a Bolzano come a Vibo Valentia. Ma qui riceviamo ben poco in cambio. Eppure, non sento porre la questione, in maniera seria, da nessuno. In primis dai nostri parlamentari eletti.
Secondo punto: la cosiddetta “emergenza immigrazione”. Qualche tempo fa ho visitato una grande città commerciale olandese. Ho visto partire e arrivare migliaia e migliaia di container.
Con senso di smarrimento (pari allo sgomento che mi ha suscitato la visita al Museo Egizio di Torino, di fronte a quei tesori d’arte depredati e razziati dai colonizzatori europei) ho capito che trasportavano ricchezza.
![](https://www.preserreedintorni.it/wp-content/uploads/2019/01/africa.jpg)
Oro, diamanti, legno, caffé, petrolio, materie prime che arrivavavano dall’Africa. Quello stesso continente che ci rimanda pesantemente indietro il conto, sotto forma di barconi alla deriva, con donne e bambini in fuga dalla miseria.
I numeri parlano chiaro: 18 dei 20 Paesi più poveri in tutto il mondo sono africani. Eppure Nigeria, Angola, Algeria e Libia producono, solo loro, gran parte di tutto il greggio a livello globale. Dalla Namibia arriva l’uranio. Da Congo e Sierra Leone bauxite e manganese.
L’estrazione sfrenata di minerali, petrolio e gas sconvolge deserti e foreste. Amnesty International ha segnalato la presenza di gigantesche miniere con migliaia di schiavi africani, molti dei quali bambini tra i 7 e i 12 anni, che estraggono minerali preziosi in condizioni disperate. A tutt’oggi, dunque, le nazioni del ricco.
Occidente, inclusa l’Italia, che chiudono i porti ed erigono muri, continuano a depredare le materie prime della stessa Africa, salvo poi gettare a mare chi ci chiede un pezzo di pane e un tetto sulla testa.
Quindi, a questo punto mi chiedo, la crisi dei migranti non è forse la più grande espressione di ipocrisia che siamo stati capaci di esprimere nella storia dell’umanità? E’ o non è la crisi di un sistema economico e sociale (il nostro) evidentemente insostenibile?
E’ inutile negarlo, raccogliamo ciò che abbiamo seminato, secondo la legge di causa ed effetto. Siamo noi che abbiamo costretto la gente africana a trovarsi di fronte a una misera scelta: morire di povertà, oppure rischiare la vita nel Mediterraneo.
Siamo noi la ristretta minoranza del pianeta che continua ad accumulare ricchezza a spese della crescente maggioranza, impoverendola e provocandone così l’emigrazione forzata.
E come risolviamo il problema? Con il razzismo? Isolandoci? Chiudendo i porti?
*Fondatore progetto culturale Naturium