“VITA DA PRECARIA”, EMOZIONANTE E DIVERTENTE IL NUOVO LIBRO DELLA CATANZARESE DANIELA RABIA
È la sintesi di un’ esperienza d’ ingresso stabile nel mercato del lavoro
di REDAZIONE
CATANZARO – 31 MAGGIO 2024 – Vita da precaria, Pellegrini editore, è la dodicesima opera di Daniela Rabia, giornalista e scrittrice catanzarese.
Un libro divertente ed emozionante al contempo.
Di cosa si parla?
Daniela Rabia: «È un libro per me di estrema importanza individuale. È la sintesi di un’ esperienza d’ ingresso stabile nel mercato del lavoro mia e di vari colleghi del Programma Stage della Regione Calabria durata più di quindici anni. Un tempo per me importantissimo perché l’inquietudine che ha portato con sé mi ha reso quella che oggi sono: una scrittrice della mia terra. Una narratrice resiliente che vuol consegnare a tutti un’immagine splendida di un territorio fin troppo bistrattato e raccontato male».
In che senso?
Daniela Rabia: «In un unico senso, parlare mettendo in mostra i disagi, i problemi, i guai senza aggiungere le bellezze di un luogo che per paesaggi, per albe, tramonti, mare, monti secondo me non ha eguali. Io dalla mia terra ho avuto chiaramente alcuni disagi, il dovermi curare fuori, far curare i miei genitori altrove, trovare lavoro tardi ma questo non è un valido motivo per raccontarla in termini solo negativi. Potevo andarmene e ho scelto di non farlo per rimanere e cambiarla. Perché io, statene certi, il contesto in cui gravito lo influenzo e lo riempio di bello.Basta con le lamentele sterili, sono per la costruzione di quel che manca partendo dal quello che c’è. E se c’è qualcosa che non va, demoliamolo e ripartiamo da zero».
Chi sono i precari Daniela?
Daniela Rabia: «Guarda per me i precari, come ho avuto modo di dire già, sono e rappresentano l’anima più pura calabrese. E ti spiego perché. La Calabria è una terra frammentata con 800 km di coste frastagliate. È fragile e forte. È sintesi di opposti. È tutto. Deve superare le partizioni interne perché le sue anime devono cooperare al fine comune: puntare al bene della terra. Solo il bene collettivo può avere ricadute su quello individuale perché il contrario non avviene. Se stanno bene tutti stiamo bene noi. I precari sono persone frammentate come tutti gli individui che in più fanno un percorso in un mercato lavorativo a sua volta frammentato. La loro sfida è raccogliere i pezzi e creare un’entità nuova che sia al passo coi tempi».
Intendi verso il futuro?
Daniela Rabia: «In realtà no, perché io ho eliminato dalla mia vita il passato da cui non voglio e non posso essere schiacciata con operazioni nostalgiche e il futuro che potrebbe non esserci per mille casualità, attenendo al periodo ipotetico della possibile realtà o dell’irrealtà. Dunque vivo un eterno presente e in questo agisco e creo, anche la mia letteratura».
E La Calabria risponde?
Daniela Rabia: «Spesso sì, in molti luoghi vengo apprezzata, invitata, addirittura mi sento amata. Alcune volte ho la sensazione invece di piccole ostilità che riconduco a una scarsa onestà intellettuale e a sciocche rivalità personali. Sai chi si fa da solo fa paura in contesti in cui il merito latita e ti aggiungo che ho scarso interesse a frequentarli».
Quindi una scrittrice battagliera in questo testo?
Daniela Rabia: «No, una persona vera che non le manda a dire e che dopo anni di lavoro sul territorio sa chi è in ambito letterario dalla sua parte, chi no, e chi, peggio, finge di esserlo. Battaglieri io e i miei colleghi lo siamo stati per ottenere il riconoscimento del diritto alla stabilizzazione, avendone maturato i requisiti ex lege. Ovviamente ci sono da dire tanti grazie a chi questo diritto lo ha reso attuabile».
Editore e prefazione
Daniela Rabia: «Parto da chi ha tradito il mandato che ho consegnato scrivendo una prefazione più bella del mio libro, ed è questa la dedica che ho fatto sulla sua copia. Mi riferisco a Giovanni Calabrese, Assessore al Lavoro della Regione Calabria. Immenso. Ostinato e autentico. Grazie a lui e al Presidente Roberto Occhiuto, oltre ad altri assessori, consiglieri,dirigenti e al commissario di ACL, io e i miei cinquantuno colleghi restiamo in Calabria.Quanto all’editore, la mia scelta da anni è ricaduta su Pellegrini, casa editrice cosentina e voglio nominare Marta, Sara, Walter Pellegrini, Lino Paleremo il mio editor, e Stefania Chiaselotti, la grafica le cui copertine sono azzeccate e bellissime».
Augurio al tuo libro
Daniela Rabia: «Quel che auguro a ogni mio libro è di volare alto e trascinarmi con lui oltre le miserie umane e il dolore che è troppo per tutti noi. Si scrive, o almeno io lo faccio, perché non si può tenere dentro tutto il dolore che la vita ci inietta. E allora si spera di condividerlo, di dividerlo. La scrittura è un farmaco, a tempo. Tutto resta, tutto torna. Per fortuna la letteratura che da un senso a quel dolore è eterna. Perché ogni libro, grande o piccolo che sia, è per sempre».
Daniela voglio chiudere citando un tuo post di facebook di poco fa: “Se fate la strada da soli il cammino sarà in salita ma lento e costante. La meta tutta vostra. E se non ci arrivate, pazienza. Ma se vi porta qualcuno prima o poi quel qualcuno vi molla e restate a terra senza aver imparato a farcela da soli.
E comunque sia la meta non è e non sarà mai un vostro traguardo.
Viva i meriti sempre, abbasso le raccomandazioni».
Daniela Rabia: «Sottoscrivo ogni lettera e aggiungo mai fare compromessi neanche col bicchiere d’acqua che beviamo mentre scriviamo ad esempio, possiamo avvicinarlo alle labbra solo dopo aver composto l’ultima parola nell’ultimo rigo ella pagina bianca che abbiamo riempito».